Infarto miocardico nelle donne: serve maggiore sensibilizzazione
L’infarto miocardico nelle donne: serve maggiore sensibilizzazione per una patologia che erroneamente viene considerata tuttora appannaggio dell’uomo, ma che in realtà interessa anche il sesso femminile, e soprattutto con sequele fatali. A conferma vi sono i dati epidemiologici: le malattie cardiache sono la terza causa di morte nelle donne giovani, con età tra i 35 e i 44 anni e la seconda tra quelle nella fascia 45-54.
L’infarto dunque è anche una patologia delle donne ed è pure più grave rispetto all’uomo. Come mai? Uno dei motivi è che i sintomi di presentazione di un infarto miocardico nella donna sono diversi rispetto a quelli tipici, che noi conosciamo.
“I sintomi dell’attacco cardiaco ‘in rosa’ sono spesso riconducibili a un disturbo di altra natura”, sottolinea il dottor Fabio Massimo Ferri, responsabile del Reparto di Cardiologia della Casa di Cura Villa Valeria di Roma. “Alcuni segni sono vaghi, aspecifici, molti riconducono a problemi gastrointestinali con nausea, vomito, talora diarrea, che si presentano insieme a una sensazione di pressione sullo sterno, di fastidio alla gola, un senso di pressione al torace e freddo. Altri sintomi possono essere dolore al collo o alla schiena, alle spalle, allo stomaco. La prima cosa a cui pensano le pazienti è l’influenza oppure riconducono la sintomatologia a disturbi gastroesofagei e quindi assumono antinfiammatori o antiacidi, e non pensano di chiamare il medico né tantomeno andare al pronto soccorso mentre in realtà stanno avendo un attacco cardiaco. Gli stessi medici quando vengono riferiti questi sintomi non individuano immediatamente problemi al cuore, e solo un ECG rivela la presenza di una sindrome coronarica acuta.
Nel periodo della premenopausa e in presenza di specifici fattori di rischio è consigliabile uno screening di base che preveda analisi del sangue, ECG basale o da sforzo. Un pit stop cardiaco che faccia il punto dello stato di salute del cuore” sottolinea il dottor Ferri. Le donne sono molto attente alla salute dell’apparato riproduttivo, ma ancora poco considerano quella del cuore. È auspicabile dunque che questo trend si possa invertire, magari anche attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione sul territorio.