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#afiancodelcoraggio, la malattia raccontata da chi le sta accanto

  • Alessandro Visca
  • Aziende

Parte la seconda edizione del concorso letterario promosso da Roche che raccoglie le storie di uomini (mariti, figli, compagni) che vivono accanto a donne che affrontano una grave malattia. Il racconto di Fabio, vincitore della prima edizione, che aveva come tema i tumori femminili, è diventato anche un video realizzato dalla regista Maria Sole Tognazzi, che sarà distribuito in diversi circuiti cinematografici e televisivi. La seconda edizione del concorso è dedicata alla sclerosi multipla.

“Ogni anno cerchiamo di sensibilizzare la comunità su una malattia differente, nella passata edizione i tumori femminili, in questa la sclerosi multipla – commenta Maurizio de Cicco, Presidente e Amministratore Delegato di Roche in Italia – ma non ci accontentiamo di cambiare il tema del premio, vogliamo cambiare per sempre la lente attraverso la quale guardiamo alla malattia: siamo abituati a pensare a uomini che fuggono di fronte alla difficoltà, il che è spesso vero, ma ve ne sono tanti che invece decidono di rimanere e lottare. E’ a loro che ci rivolgiamo. La sclerosi multipla è sì una patologia di genere (3 pazienti su 4 sono donne), ma il ruolo di un uomo è fondamentale. Se paragoniamo la diagnosi di un tumore femminile a uno tsunami che travolge la vita delle persone colpite e di chi sta loro accanto, quella di sclerosi multipla è più simile a una marea che monta adagio, ma inarrestabile. Quali pensieri, quali sentimenti prova un uomo di fronte a tutto ciò e come percorre un cammino lento, ma già scritto?“

Il concorso è aperto a tutti gli uomini che abbiano vissuto o stiano vivendo accanto a una donna che affronta la sclerosi multipla. E’ possibile caricare il proprio racconto direttamente sul sito www.afiancodelcoraggio.it da oggi fino al 31 gennaio 2018.

A valutare i racconti è chiamata una Giuria Popolare che potrà esprimere le proprie preferenze grazie a un semplice sistema di like. I 10 racconti che, alla data del 16 marzo 2018,  avranno raccolto il numero maggiore di voti saranno poi sottoposti alla Giuria tecnica indipendente presieduta da Gianni Letta e composta da esponenti dell’associazionismo, del mondo del cinema e dei media (giornali, radio, Tv).

 

Il racconto di Fabio Glionna

(vincitore della I edizione del concorso letterario #afiancodelcoraggio)

Laura vive di sport, qualsiasi sport, lo fa per passione, le dà da vivere.

Il tennis non l’ha mai praticato, ci avevamo provato un paio di volte.

Un giorno l’hanno iscritta ad un torneo importante, tanto che non ci voleva credere: proprio io, a 40 anni? Non so giocare bene!

Come quando si organizza per il lavoro, ha preparato la borsa da tennis, quella da torneo, dove devi portare tutto.

Il completino lungo, le racchette almeno due, il cappellino, il sole picchia forte sulla testa, le palle: non devono mancare mai. Iscriversi al torneo non costa nulla ma devi usare le tue, spesso serve solo far vedere che le hai.

Se vivi in una grande città giochi in casa, grandi stadi, al pari di San Siro e del San Paolo, a Roma c’è il Santo Spirito. Arrivi e ci sono già un sacco di persone, spogliatoi pieni di giocatori, altri che arrivano con le borse, e il pubblico è lì che aspetta già con i biglietti in mano, altri in coda per acquistarli.

Ma come avranno saputo del torneo? Il torneo esiste da sempre, ma oggi c’è più gente che gioca, e ci sono più possibilità di non essere eliminati al primo turno. E poi ci sono giudici arbitro, giudici di linea e un sacco di raccattapalle veloci come neanche quelli in televisione: tutti vestiti di bianco.

Il pubblico è lì, misto con i giocatori, nascono amicizie, si chiacchiera del giudice arbitro, del giudice di linea, del raccattapalle, del tuo avversario.

Poi la tua partita inizia.

Il match è duro, il torneo ha regole strane. Se vinci il primo ciclo giochi il secondo. Se vinci il primo match non giochi più, se ti chiamano per la seconda partita è perché non avevi vinto la prima.

L’avversario spesso gioca dei colpi vincenti che lasciano il segno sul tuo corpo. Dentro il tuo corpo, nella tua testa e in quella di chi ti sta accanto che è il tuo allenatore, il tuo coach e il tuo tifoso allo stesso tempo. Tifano per te e ti supportano. Ti supportano e ti sopportano, perché non è facile essere tifosi, basta distrarsi un attimo per diventare semplici spettatori.

Ecco, Lauretta ha finito la sua prima partita, ha fatto due set e ha subito un colpo vincente.

Stanca ha riposto la sua borsa e iniziato a tifare per la mamma che sta al secondo set, l’arbitro sta decidendo se una palla era fuori o dentro. Intanto anche la mia mamma vuole giocare un po’ e sta palleggiando.

Io tifo per loro e Laura con me: l’importante è vincere, non partecipare.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.