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caffe cuore

Il caffè abbassa il rischio cardiovascolare, anche dopo l’infarto

In diversi studi di popolazione il consumo di caffè è stato associato a un minore rischio di mortalità cardiovascolare e per tutte le cause. Uno studio prospettico olandese, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition si è proposto di esaminare gli effetti del consumo di caffè normale e decaffeinato sulla mortalità cardiovascolare, per ischemia cardiaca e per tutte le cause in pazienti che hanno avuto un infarto del miocardio (IM).

A questo scopo sono stati arruolati 4365 pazienti dell’Alfa Omega Cohort uno studio prospettico in corso su soggetti di età compresa tra i 60 e gli 80 anni (21% di sesso femminile) che hanno avuto un IM nei 10 anni precedenti l’arruolamento nello studio.

Al basale (nel periodo 2002-2006) con un questionario in 203 punti sono stati raccolti i dati sulle abitudini alimentari dei pazienti, compreso il numero di caffè consumati nell’ultimo mese. Nel periodo fino al 2013 sono state monitorate le diverse cause di morte. Un’analisi statistica multivariata aggiustata per i fattori confondenti come lo stile di vita e il tipo di dieta, ha messo in relazione le diverse cause di morte con il consumo di caffè.

La quasi totalità dei pazienti (96%) beveva caffè e l’assunzione media era di circa 3 tazze al giorno (375 mL/die). In un follow up medio di 7 anni si sono verificate complessivamente 945 morti, di cui 396 per cause cardiovascolari e 266 morti correlate all’ischemia cardiaca.

Il consumo di caffè è risultato inversamente associato sia alla mortalità cardiovascolare, sia a quella per ischemia e per altre cause.

Nello specifico, rispetto ai non consumatori di caffè (0-2 tazze/die) il rapporto di rischio (HR) per la mortalità cardiovascolare è risultato di:

  • 0,69 (IC 95%, 0,54 – 0,89)  > 2-4 tazze/die
  • 0,72 (0,55- 0,95) per consumo > 4 tazze/die.

Per la mortalità per cause legate all’ischemia cardiaca HR

  • 0,77 (IC 95%, 0,57-1,05)  > 2-4 tazze/die
  • 0,68 (IC 95% 0,48-0,95) > 4 tazze/die

Mentre per la mortalità per altre cause HR 0,84 (IC 95%, 0,71, 1,00) e 0,82 (IC 95% 0,68-0,98). Associazioni simili sono state trovate per il caffè decaffeinato e per il caffè con additivi.

Gli autori concludono che bere caffè, anche decaffeinato, potrebbe abbassare il rischio di mortalità da cause cardiovascolari nei pazienti con un precedente infarto.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.