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Fibrillazione

Fibrillazione Atriale, i dati reali sul peso della malattia e delle comorbidità all’ESC 2017

All’edizione 2017 del congresso annuale dell’ESC (European Society of Cardiology)che si è tenuto a Barcellona sono stati presentati i dati raccolti dal Global Anticoagulant Registry in the Field – Atrial Fibrillation (GARFIELD-AF).

GARFIELD-AF è il più grande registro prospettico continuo di pazienti con Fibrillazione Atriale (FA). Il registro conta  57.262 pazienti iscritti in totale, di cui 52.000 prospettici. Nello schema che segue sono elencate le principali evidenze emerse dalle analisi dei più recenti dati disponibili.

I principali dati presentati all’ESC 2017 dal registro GARFIELD-AF

  1. La FA genera un costo annuo complessivo aggiuntivo di 18 miliardi di euro in 5 dei Paesi europei più popolati.
  2. Vi è una variazione geografica rilevante nella quantità e nel tipo di servizi sanitari utilizzati dai pazienti con FA.
  3. I pazienti con cardiomiopatia ischemica e FA sembrano essere sottoposti a trattamento sia per la prevenzione dell’ictus sia per scompenso cardiaco forse a causa del trattamento con più farmaci associato a queste comorbidità.
  4. I pazienti obesi hanno una diagnosi di FA in un’età minore e hanno maggiori probabilità di sviluppare FA persistente o permanente.
  5. Diversi tipi di FA sono associati a diversi rischi; FA persistenti e permanenti sono associate a un rischio di mortalità più elevato rispetto a FA parossistico, ma hanno un rischio aggiustato simile per ictus/embolia sistemica e sanguinamento maggiore nei 2 anni di follow-up.
  6. Anche se alcune persone affette da FA non presentano sintomi alla diagnosi, il loro rischio di ictus e mortalità per tutte le cause è simile ai pazienti con FA sintomatica.
  7. Nei pazienti con FA i tassi di infarto ed eventi di sanguinamento maggiore aumentano con la gravità dell’ipertensione non controllata.

I dati relativi ai pazienti con FA nei cinque Paesi europei più popolati (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito) mostrano notevoli differenze nei costi e nelle tipologie di spesa. In Italia ad esempio i costi sono per il 9,4% relativi alle cure ambulatoriali e per l’83,7% relativi a cure ospedaliere mentre in Spagna si registra il 25,1% di spesa per cure ambulatoriali e 63,9% per cure ospedaliere.

Gli autori della presentazione ipotizzano che le grandi differenze osservate nei costi per i trattamenti farmacologici possono essere ascritte alle diverse combinazioni di cure mediche. Inoltre, sulla base delle dinamiche della popolazione, l’attuale onere economico, finanziario e umano della FA è quasi certamente destinato a crescere.

Altri dati mostrano l’impatto della FA sui sistemi sanitari di 35 paesi del mondo ed evidenziano un utilizzo di risorse sanitarie più elevato in Europa e Usa rispetto ad Asia e America Latina.

L’autore principale delle due presentazioni, Lorenzo G. Mantovani, Professore Associato di Salute Pubblica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca (Milano), ha commentato: “La variabilità osservata nelle voci di costo dei cinque Paesi europei dipende, molto probabilmente, dalle pratiche di rimborso sanitario e non dalle differenze specifiche delle condizioni dei pazienti o dal tipo di cura. Il miglioramento dei risultati sui pazienti più giovani avrebbe un notevole impatto sui costi sociali. Per il correttoi utilizzo delle risorse sanitarie, il passo successivo è mettere in relazione i risultati clinici dei pazienti affetti da FA delle varie aree analizzate per comprendere il rapporto costi/efficacia delle varie strategie di gestione del paziente, e individuare così l’approccio più vantaggioso”.

In un Simposio satellite sponsorizzato dal Thrombosis Research Institute (TRI), i membri del Comitato Direttivo del registro GARFIELD-AF hanno illustrato i risultati reali ottenuti nel primo anno dalla diagnosi di FA in tutti i 52.081 pazienti prospettici iscritti. Obiettivi dichiarati: comprendere l’impatto delle comorbidità sulla prognosi dei pazienti affetti da FA e apprezzare l’importanza di una gestione globale della FA.

Samuel Z. Goldhaber, del Brigham and Women’s Hospital and Harvard Medical School di Boston, USA, ha sottolineato che la FA rappresenta un marker di rischio per la malattia sistemica e un fattore di rischio per l’ictus. Nei pazienti affetti da FA, infatti, il primo compito dei medici è prevenire l’ictus.

Mente il tasso di anticoagulanti appariva simile in uomini e donne iscritti al registro GARFIELD-AF, per ragioni ignote nelle donne vi è un rischio maggiore di ictus/embolia (SE) rispetto agli uomini.

Nel registro GARFIELD-AF sono stati riscontrati tassi elevati di comorbidità, incluse insufficienza cardiaca congestizia (ICC) 20,6%; coronaropatie pregresse 19,9%; episodi passati di sindrome coronarica acuta (SCA) 9,4% e di ipertensione 77,5%; sovrappeso/obesità 71,0%; diabete mellito 21,7%, malattie renali croniche moderate-gravi (MRC) 10,4%.

La maggior parte dei pazienti cui è stata di recente diagnosticata la FA era in sovrappeso o obesa. I pazienti con obesità patologica (e sindrome metabolica associata) al momento della diagnosi di FA erano in media quasi 10 anni più giovani rispetto a quelli normopeso. Inoltre, un indice di massa corporea (IMC) più elevato è stato associato a un più intenso uso di anticoagulanti. I pazienti sottopeso, invece, hanno mostrato un rischio maggiore di morte rispetto ai pazienti normopeso a 1 anno dalla diagnosi di FA.

Per quanto riguarda l’ insufficienza cardiaca congestizia, Alexander G. G. Turpie della McMaster University di Hamilton, Canada, ha notato che il 18% dei pazienti cui era stata diagnosticata di recente la FA era già affetto da ICC, e che questi pazienti erano più anziani/malati rispetto a quelli non affetti da ICC. La terapia anticoagulante era simile in entrambi i gruppi, ma i pazienti più malati (classe IV in base alla classificazione della New York Heart Association [NYHA]) avevano più probabilità di ricevere la terapia antiaggregante (AP). Nonostante una migliore applicazione delle cure raccomandate per l’ICC nei pazienti di classe NYHA III/IV – in particolare il blocco dell’aldosterone – la prescrizione di digitalici è rimasta elevata. Oltretutto, il peso delle comorbidità vascolari e il tasso di mortalità sono aumentati considerevolmente in base alla classe NYHA. Mentre i pazienti di classe NYHA I sembravano aver ottenuto risultati simili a quelli dei pazienti non affetti da ICC, nell’anno successivo alla diagnosi di FA i primi hanno visto un notevole peggioramento dell’ICC.

Il Professor Keith A. A. Fox, dell’Università di Edimburgo (Regno Unito), ha parlato della gestione e dei risultati delle sindromi coronariche acute (SCA) con FA, interrogandosi su dove apportare dei miglioramenti. Fox ha spiegato che il tasso di eventi successivo a SCA, specialmente nei casi di pazienti affetti da FA, aumenta con il tempo, notando però che il tasso di emorragie era minore nei pazienti trattati con terapie anticoagulanti orali (TAO) rispetto a quelli senza terapia AP. Tuttavia, il rischio percepito di emorragia è stata una delle ragioni principali per evitare l’uso di TAO. Nei pazienti con FA e SCA preesistente, sono sempre più i casi trattati con una terapia combinata di AP e AC – e questa terapia antitrombotica combinata è associata a un modesto aumento delle emorragie. “I principali fattori che contribuiscono agli esiti avversi nei pazienti con FA e SCA preesistente sono la morte cardiovascolare e una nuova SCA,” ha affermato Fox.

Le differenze geografiche nella terapia di routine dei pazienti con malattia renale cronica e FA sono state esaminate da Shinya Goto della Tokai University School of Medicine di Kanagawa, Giappone. Il Professore ha affermato che, dei pazienti cui è stata da poco diagnosticata la FA, il 16% ha una MRC lieve mentre il 10% soffre di una patologia renale cronica medio-grave. Una MRC allo stadio avanzato è stata inoltre associata a un tasso più alto di altre comorbidità. “Sorprendentemente”, ha aggiunto Goto, “l’uso di TAO in pazienti con FA si è dimostrato simile nei vari stadi delle MRC anche se i pazienti con MRC medio-grave hanno mostrato un rischio maggiore di ictus/embolia, emorragia grave e mortalità rispetto a quelli non affetti da MRC. Tendenze simili sono state evidenziate nella maggior parte delle aree nei tre endpoint”.

Le sette presentazioni GARFIELD-AF proposte al Congresso ESC 2017 e un video con le registrazioni del Simposio satellite sul TRI, sono visibili sul sito: www.garfieldregistry.org.

Fonte: Thrombosis Research Institute

 

 

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.