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Pompa protonica

Inibitori della pompa protonica, i rischi della terapia a lungo termine

Nuovi dati sulla pericolosità di una terapia a lungo termine con inibitori della pompa protonica (PPI) vengono da uno studio americano pubblicato sul British Medical Journal.

Ziyad Al-Aly e coll. delle Università di Washington e St. Louis, Missouri hanno esaminato le cartelle cliniche 275.000 pazienti in terapia con PPI e di quasi 75.000 pazienti  che hanno preso H2 antagonisti tra il 2006 e il 2008 in un database gestito dal Dipartimento dei Veterani USA. Verificando i casi di morte (senza indicazioni della causa) nei successivi 5 anni hanno trovato un aumento del rischio di morte del 25% nel gruppo in terapia con PPI rispetto al gruppo che prendeva H2 bloccanti. I ricercatori hanno anche calcolato il rischio di morte in persone a cui sono stati prescritti PPI o H2 bloccanti, senza che ci fossero le condizioni gastrointestinali per cui i farmaci sono raccomandati. In questo caso i ricercatori hanno scoperto che le persone che hanno preso PPI hanno avuto un aumento del rischio di morte del 24% rispetto a chi aveva assunto H2 bloccanti.

Il rischio è aumentato costantemente con l’uso protratto dei farmaci. Dopo 30 giorni il rischio di morte nei gruppi PPI e H2 bloccanti non era significativamente diverso, ma tra le persone che assumevano farmaci da 1 a 2 anni, il rischio per gli utenti di PPI è stato quasi del 50% superiore a quello degli utenti di bloccanti H2. Gli autori dello studio notano che anche se il regime di trattamento raccomandato per la maggior parte dei PPI è breve – da 2 a 8 settimane per le ulcere, ad esempio – molte persone finiscono per prendere i farmaci per mesi o anni.

Rispetto al gruppo in terapia con H2 bloccanti, le persone del gruppo PPI erano anziane (64 vs 61 anni) e anche piuttosto malate, con tassi più alti di diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari. Tuttavia, queste differenze non possono giustificare in pieno l’aumento del rischio di morte in quanto il rischio è rimasto anche quando i ricercatori hanno aggiustato statisticamente i dati per età e stato di salute.

“I PPI – conclude Al-Aly – sono farmaci salvavita. Se avessi bisogno di un PPI lo prenderei senz’altro, ma non lo prenderei se non fosse necessario e comunque assumerei i farmaci sotto stretto controllo medico e interromperei la terapia non appena non è più indispensabile.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.