Alzheimer, i disturbi del sonno possono essere un segno preclinico della malattia
Disturbi del ritmo circadiano, con sonnolenza durante il giorno e risvegli notturni, in persone con una memoria sana e nessun altro segno della malattia, potrebbero essere un sintomo precoce di Alzheimer. Lo rivela una ricerca pubblicata su JAMA Neurology.
Diversi studi hanno indagato il legame tra Alzheimer e disturbi del ritmo sonno/veglia, ipotizzando che l’insonnia e le interruzioni del sonno possano avere un rapporto con la presenza di beta amiloide e tau, proteine che sembrano coinvolte nell’eziopatogenesi della malattia.
Per verificare l’esistenza di questo legame Musiek e coll. della Washington University School of Medicine di St. Louis (USA) hanno verificato i ritmi circadiani di 89 partecipanti con un’età media di 66 anni, utilizzando dispositivi di tracciamento e diari del sonno. I pazienti sono stati sottoposti anche a scansioni di tomografia a emissione di positroni e test del liquido spinale cerebrale per verificare la presenza di proteine correlate all’Alzheimer.
Di queste persone, 139 non avevano segni di Alzheimer, e la maggior parte di loro aveva ritmi circadiani relativamente normali. Tuttavia, 50 partecipanti le cui scansioni cerebrali e test del liquido spinale hanno rivelato alcuni segni preclinici dell’Alzheimer avevano tutti un ciclo di sonno/veglia irregolare, con un sonno disturbato e la tendenza ad addormentarsi durante il giorno. Complessivamente, quindi, le persone che avevano schemi circadiani più disordinati avevano maggiori probabilità di avere segni preclinici dell’Alzheimer.
In questo nuovo studio – ribadisce Musiek – abbiamo scoperto che le persone con malattia di Alzheimer preclinica avevano più frammentazione nei loro schemi di attività circadiani, con più periodi di inattività o di sonno durante il giorno e più periodi di attività durante la notte.
Questi risultati confermano gli esiti di uno studio su animali da laboratorio in cui si è accertato che i topi a cui veniva interrotto il normale ritmo circadiano per più di due mesi avevano più placche amiloidi rispetto a quelli con una vita normale.
In ogni caso i ricercatori precisano che i risultati sono troppo preliminari per poter stabilire che il morbo di Alzheimer influisce sui normali ritmi circadiani. Tuttavia questi sintomi possono rappresentare un segnale da non sottovalutare.