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Glicemia

Diabete tipo 2, i primi segni vent’anni prima della diagnosi

È possibile individuare i primi segni del diabete tipo 2 molto tempo prima della diagnosi. Addirittura con due decenni di anticipo. È quanto dimostra una ricerca giapponese presentata a Berlino al meeting annuale della EASD (European Association for the Study of Diabetes).

La ricerca pubblicata sul Journal of Endocrine Society, analizzando a posteriori i dati clinici di pazienti con diabete di tipo 2 ha scoperto che alcuni fattori di rischio erano più evidenti anni prima della diagnosi. In particolare il glucosio plasmatico a digiuno era significativamente elevato almeno 10 anni prima della diagnosi di diabete e le alterazioni della glicemia erano presenti già vent’anni prima.

Hiroyuki Sagesaka e coll. dell’Aizawa Hospital di Matsumoto (Giappone) hanno monitorato, tra il 2005 e il 2016, 27.392 persone senza diabete. L’età media era di 49 anni, l’indice di massa corporea (IMC) medio era di 22,6 kg/m2 e 11.495 partecipanti erano di sesso femminile.

All’inizio dello studio 15.778 partecipanti avevano una glicemia normale e 11.614 avevano un prediabete. Durante il periodo dello studio, sono stati diagnosticati 1.067 nuovi casi di diabete di tipo 2. Nelle persone che hanno sviluppato diabete di tipo 2, spiegano gli autori:

“Il glucosio plasmatico era già più elevato 10 anni prima della diagnosi di diabete ed è aumentato costantemente fino a 1 anno prima della diagnosi, infine ha fatto registrare un forte aumento nell’anno precedente la diagnosi.”

La glicemia a digiuno 10 anni prima della diagnosi in media era di 101,5 mg/dL in coloro che hanno sviluppato il diabete rispetto a 94,5 mg/dL di coloro che non lo hanno sviluppato. Una differenza che si è accentuata nel tempo diventando 105 contro 94 mg/dL a 5 anni dalla diagnosi e 110 contro 94 mg/dL a un anno.

Nelle persone con diagnosi di diabete, l’indice di massa corporea è aumentato da circa 24 kg/m2 a 25,5 kg/m2, mentre è rimasto relativamente stabile in coloro che non hanno sviluppato il diabete. Inoltre, la sensibilità all’insulina è diminuita nelle persone che hanno progredito verso il diabete di tipo 2 (da 7,4 a 6,6 in 10 anni) ma è rimasta stabile in coloro che non hanno sviluppavato la malattia.

Gli autori fanno notare che i risultati di questa ricerca spingono a un intervento molto precoce sui soggetti a rischio.

“Poiché gli interventi prevenzione nelle persone con prediabete sembrano avere meno successo nel follow-up a lungo termine, potrebbe essere necessario intervenire molto prima della fase di prediabete per prevenire la progressione verso il diabete vero e proprio.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.