Italia, siamo davvero la patria del buon cibo?
In quale paese del mondo si mangia meglio? La domanda non riguarda solo i gourmet e gli appassionati di gastronomia. La catena alimentare, dalla produzione al consumo, è un processo che coinvolge aspetti economici, sociali e di salute. Per dare una valutazione delle politiche alimentari, ma soprattutto per avere una visione globale della qualità nei processi di produzione e consumo degli alimenti Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) in collaborazione con The Economist Intelligence Unit ha elaborato Food Sustainability Index (FSI).
L’indice attribusice un punteggio di qualità a 67 paesi del mondo in base a tre criteri fondamentali: spreco di cibo, agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali. L’analisi comprende 35 indicatori principali e 89 sotto-indicatori, che tracciano un quadro delle buone pratiche nella produzione agricola e nel consumo, che comprende anche indicatori di salute della popolazione, come apsettativa di vita e percentuale di sovrappeso e obesità.
Nell’edizione 2018 del Food Sustainability Index al primo posto troviamo la Francia, mentre l’Italia si piazza solo 28a.
da Food Sustainability Index 2018, mod. (http://foodsustainability.eiu.com/heat-map/)
Il primato della Francia in questa speciale classifica si deve all’attenzione per la sostenibilità nelle politiche agricole, ma soprattutto al particolare impegno nella lotta allo spreco di cibo. Il parlamento francese ha varato una legge che impone ai supermercati di ridistribuire agli enti di beneficenza che servono le comunità povere il cibo avanzato o prossimo alla scadenza, ma c’è il massimo impegno anche nella costruzione di infrastrutture solide in grado di minimizzare le perdite lungo la catena di distribuzione.
Anche l’Italia ha fatto progressi sul fronte della lotta allo spreco. Per esempio, la Legge Gadda del 2016 aiuta nella donazione di cibo alle associazioni del terzo settore o il piano nazionale di riduzione dello spreco (PINPAS), che analizza le diverse fasi della catena di distribuzione per capire dove avvengono i maggiori sprechi e intervenire per ridurli o ridistribuire il cibo avanzato. Nel nostro paese si registra un 2% di cibo gettato rispetto al totale che viene prodotto, che è un dato peggiore della media europea, anche se migliore della situazione planetaria, infatti circa un terzo di tutta la produzione globale di cibo viene buttata via. Rimane, tuttavia, alto il dato italiano di circa 65 Kg/anno di cibo sprecato a persona.
Dove l’Italia perde più punti in questa speciale classifica è, sorprendentemente, nel campo della salute. È indubbio che siamo uno dei paesi con la più alta aspettativa di vita, con una media di 83 anni (come Spagna e Australia, inferiori solo al Giappone che arriva a 84). Tuttavia si registra un preoccupante abbassamento nell’aspettativa di vita sana. Questo indicatore si abbassa a 73 anni e uno dei fattori principali a influire su questo dato è la percentuale di persone sovrappeso o obese, che arriva al 59% tra gli adulti e tocca quota 37% della popolazione nella fascia 5-19 anni.
Tra le cause più spesso citate di questa alta incidenza di obesità e sovrappeso ci sono la scarsa attività fisica e l’allontanamento dalla Dieta Mediterranea. In ogni caso, un dato da non sottovalutare soprattutto in proiezione per gli anni futuri, considerando l’importanza che riveste il controllo del peso nella prevenzione delle più diffuse malattie, come le patologie metaboliche e cardiovascolari.