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La pressione alta aumenta il rischio di patologie della valvola aortica

  • Alessandro Visca
  • Medicina

L’ipertensione a lungo termine accresce il rischio di patologia della valvola aortica. Il dato emerge da una ricerca inglese che ha incluso una popolazione di ben 5,4 milioni di persone, da poco pubblicata sull’European Heart Journal.

I ricercatori hanno analizzato i dati delle cartelle cliniche elettroniche presenti in un database britannico a cui afferiscono 674 centri ambulatori dal gennaio 1990 al dicembre 2015. I pazienti inclusi in questa analisi avevano un’età compresa tra i 30 e i 90 anni e nessuno aveva malattie cardiache o vascolari note al momento della prima misurazione della pressione arteriosa. Nel corso del periodo di studio sono state effettuate una media di quasi sette misurazioni della pressione arteriosa per paziente.

In un follow-up medio di oltre nove anni dall’inizio dello studio, 20.680 (0,38%) dei 5,4 milioni di pazienti hanno avuto una diagnosi di stenosi aortica (AS) e 6440 (0,12%) hanno avuto una diagnosi di insufficienza della valvola aortica o rigurgito aortico (AR). L’età media al momento della diagnosi era 64 anni e 57 anni rispettivamente per AS e AR.

Lo studio mostra che quando la pressione arteriosa sistolica supera i 115 mmHg, ogni ulteriore 20 mmHg è associato a un rischio del 41% più elevato di stenosi aortica (AS) e un rischio maggiore del 38% di rigurgito aortico (AR) negli anni seguenti.

I soggetti con pressione arteriosa sistolica ≥161 mmHg hanno un rischio due volte maggiore di avere una diagnosi di AS e di AR rispetto a chi ha una pressione sistolica ≤120 mmHg.

Secondo Kazem Rahimi, professore associato di medicina cardiovascolare presso il George Institute for Global Health dell’Università di Oxford (UK): “Lo studio dimostra che gravi malattie cardiache valvolari che sono comuni in età avanzata non sono semplicemente dovute all’invecchiamento. L’esposizione a lungo termine a un aumento della pressione sanguigna è un fattore di rischio forte e potenzialmente modificabile per la stenosi aortica e il rigurgito a tutti i livelli di pressione arteriosa tipica, non solo in quelli classificati come ipertesi. La pressione arteriosa dovrebbe essere considerata come un importante fattore di rischio per la malattia della valvola aortica, più o meno allo stesso modo in cui pensiamo all’aumento della pressione sanguigna come fattore di rischio per la malattia aterosclerotica.”

In un editoriale che accompagna la pubblicazione dello studio, Stefano Masi del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale, Università di Pisa e Alberto Giannoni della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio, Pisa, che non sono stati coinvolti nella ricerca, scrivono che lo studio “fornisce le prime prove solide a sostegno della necessità di un cambiamento radicale nell’approccio alle malattie della valvola aortica (AVD). In effetti, negli ultimi anni, la ricerca sulla cardiopatia valvolare si è concentrata sul miglioramento del trattamento piuttosto che sulle strategie di prevenzione.

Questi risultati potrebbero essere considerati un primo passo verso un cambiamento nella gestione dell’AVD e probabilmente influenzeranno le future sperimentazioni cliniche e linee guida.

Le attuali linee guida europee per la gestione dell’ipertensione arteriosa non considerano gli AVD come manifestazioni di danno cardiaco correlato all’ipertensione e, di conseguenza, non suggeriscono una valutazione accurata della funzione e della struttura della valvola aortica in pazienti con ipertensione arteriosa.

Inoltre, potrebbero stimolare nuove linee di ricerca, in particolare studi di imaging, allo scopo di identificare le prime alterazioni della valvola aortica nei pazienti con ipertensione che potrebbero essere altamente predittive di future AVD “.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.