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Olio di pesce, uno studio rivela possibili rischi a lungo termine

Uno studio sperimentale su topi di laboratorio segnala possibili rischi a lungo termine del consumo di oli di pesce. In particolare il consumo a lungo termine di olio di pesce e olio di girasole sembrerebbe aumentare il rischio di steatoepatite non alcolica.

La steatoepatite non alcolica (NASH) è una sindrome provocata dall’accumulo di grasso nel fegato. Si tratta di una condizione che può portare a fibrosi dei tessuti con gravi danni alla funzionalità epatica. Questa sindrome è in aumento nei paesi occidentali e, come altre malattie croniche (ipercolestoremia, sindrome metabolica, ecc), viene messa in relazione con l’eccessivo consumo di grassi.

José Luis Quiles e coll. dell’Università di Granada hanno iniziato questo studio per cercare di capire come il tipo di olio consumato nella dieta possa influire nei processi di accumulo dei lipidi che, nel corso degli anni, possono portare alla sindrome. Hanno quindi analizzato gli effetti di diversi grassi alimentari sui fegati di ratto, tra cui olio di girasole, olio di pesce e olio vergine di oliva.

Più in dettaglio, il team dei ricercatori  ha esaminato il modo in cui l’assunzione a lungo termine di ciascuno di questi oli ha influenzato la struttura del fegato dei roditori, nonché i loro effetti sull’espressione genica, la fibrosi epatica, lo stress ossidativo.

Lo studio, pubblicato su The Journal of Nutritional Biochemistry – ha rivelato che l’olio di pesce e l’olio di girasole hanno un impatto negativo sulla salute del fegato dei ratti. L’assunzione di olio di girasole per tutta la vita è in grado innescare la fibrosi epatica e ha anche alterato la struttura dell’organo, ha portato a cambiamenti nell’espressione genica e aumento dell’ossidazione nelle cellule del fegato.

I ratti che hanno assunto per tutta la vita l’olio di pesce hanno dimostrato un aumento dell’ossidazione cellulare correlata all’età nei loro fegati con una diminuzione dell’attività della catena di trasporto degli elettroni nei mitocondri. L’olio di pesce ha anche determinato un aumento della lunghezza relativa dei telomeri nel fegato, riferiscono i ricercatori.

Tra le sostanze testate l’olio d’oliva nei risultati dello studio è quello che sembra causare il minimo danno al fegato.

Nel complesso, dicono i ricercatori, l’olio di oliva potrebbe essere la scelta dietetica migliore per preservare la salute del fegato negli anni.

“Le alterazioni causate dal consumo a lungo termine di olio di girasole e olio di pesce rendono il fegato suscettibile alla steatoepatite non alcolica, una malattia molto grave che può agire da catalizzatore per altre malattie del fegato come la cirrosi e il cancro del fegato – spiega Quiles – Crediamo che questo studio sarà molto utile nella prevenzione e nel trattamento di diverse malattie del fegato. “

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.