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urine test

Ipertensione, un test delle urine per verificare l’aderenza dei pazienti alla terapia

  • Alessandro Visca
  • Medicina

Utilizzando un semplice test delle urine in una coorte di 10mila anziani (>65 anni) si potrebbero prevenire almeno 500 attacchi di cuore e 300 ictus, con un risparmio per il servizio sanitario di circa 500 euro per ogni persona che risulta positiva al test.

Si tratta solo di un modello predittivo, ma fondato su basi molto solide, tanto che lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Hypertension, dell’American Heart Association.

Gli autori dello studio, che lavorano all’Università e Ospedale di Leicester (UK) hanno sviluppato un test innovativo in grado di rivelare la non aderenza alla terapia per ben 40 diversi principi attivi, utilizzati per la cura dell’ipertensione.

La scarsa aderenza alla terapia è uno dei maggiori problemi della cura dell’ipertensione, con conseguenze pesanti sia per i pazienti, sia per la spesa sanitaria. Non seguire correttamente la terapia, infatti, aumenta l’incidenza di eventi cardiovascolari e i conseguenti ricoveri ospedalieri.

“La mancata aderenza alla terapia prescritta non solo costa enormi quantità di denaro al Servizio sanitario nazionale, ma causa anche eventi CV ai pazienti. Il nostro nuovo test biochimico è affidabile e semplice da usare anche negli ospedali pubblici “, ha detto Prashanth Patel, Co-Direttore del National Centre for Drug Adherence Testing (NCAT), presso l’ospedale di Leicester.

Il test delle urine è stato messo a punto nel 2011 e l’NCAT riceve campioni di urina da circa 33 ospedali pubblici del Regno Unito. Un’attività che potrebbe estendersi anche sulla scorta delle raccomandazioni contenute nelle nuove linee guida ESC/ESH che hanno tra gli obiettivi principali proprio quello di migliorare l’aderenza alla terapia dei pazienti ipertesi.

“La non aderenza è un problema importante a livello mondiale in persone con patologie croniche come ipertensione, diabete e malattie cardiache”, ha detto Kamlesh Khunti, professore di diabete e medicina vascolare presso l’Università di Leicester, direttore dell’Istituto nazionale per la ricerca sanitaria (NIHR) e coautore dello studio. “L’invecchiamento della popolazione significa che un numero maggiore di persone vive con più di una condizione cronica, quindi deve assumere più compresse, il che porta a una scarsa aderenza. Questo studio per la prima volta mostra che una semplice valutazione mirata di persone che potrebbero non essere aderenti porterebbe a risultati migliori, permettendo ai medici di intervenire prima che si verifichino eventi avversi. ”

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.