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Fibre invecchiamento

Una dieta ricca di fibre può ritardare l’invecchiamento cerebrale

Mangiare in quantità sufficiente cibi ricchi di fibre – come per esempio broccoli, noci, avena, fagioli e pane integrale – potrebbe ritardare l’invecchiamento cerebrale, contrastando i processi infiammatori che possono compromettere il funzionamento del cervello.

L’infiammazione cronica delle cellule della microglia, la principale difesa immunitaria del sistema nervoso centrale, è considerata, infatti, una delle condizioni che favoriscono il declino della memoria e delle facoltà cognitive negli anziani.

L’infiammazione cronica può instaurarsi con il fisiologico processo di invecchiamento e può essere accelerata da una dieta ricca di grassi. L’attenzione dei ricercatori si è concentrata su alcuni prodotti della digestione delle fibre alimentari solubili, che sono in grado di contrastare i processi infiammatori.

In particolare l’acido butirrico, acido grasso a catena corta (SCFA), è da tempo studiato proprio per l’azione antinfiammatoria. Un’importante ricerca pubblicata nel 2013 sulla rivista Nature ha dimostrato il ruolo di questa sostanza attraverso la quale i batteri intestinali sono in grado di attivare il sistema immunitario.

Per il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology , i ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno somministrato a topi adulti e di età avanzata una dieta a base di cellulosa all’1% (a basso contenuto di fibre) o inulina al 5% (ad alto contenuto di fibra) per 4 settimane. In seguito hanno misurato i livelli presenti nel sangue di burritato e di sostanze pro-infiammatorie.

I topi, sia giovani che anziani, a cui è stata somministrata una dieta ad alto contenuto di fibre hanno mostrato un elevato contenuto di butirrato e altri acidi grassi a catena corta nel sangue, ma solo gli anziani avevano segni di infiammazione intestinale, con la dieta a basso contenuto di fibre, mostrando con chiarezza la maggiore vulnerabilità dell’intestino dell’organismo anziano.

Per questo motivo, secondo gli autori dello studio un’integrazione di fibre nell’anziano può essere considerata una strategia non invasiva per aumentare i livelli di butirrato e contrastare la disbiosi del microbiota legata all’età, con benefici anche neurologici.

“Sappiamo che gli anziani – ha affermato Rodney Jo del Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’Università dell’illinois – consumano il 40% in meno di fibra alimentare rispetto a quanto raccomandato, non assumere abbastanza fibre potrebbe avere conseguenze negative anche per aspetti  a cui generalmente non si pensa, come la salute del cervello e l’infiammazione in generale. “

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.