Skip to content
Pressione Anziani

Diabete tipo 2, la terapia antipertensiva potrebbe allungare la vita

Le persone con diabete soffrono spesso di ipertensione. Gli studi epidemiologici dicono che circa 1 diabetico su 3 ha anche la pressione alta. L’ipertensione dei soggetti diabetici aumenta il rischio di eventi cardiovascolari. Secondo l’American Heart Association (AHA), quasi il 70% delle persone con il diabete con più di 65 anni muore per malattie cardiovascolari. Le persone con diabete hanno una probabilità di morire di malattie cardiache fino a quattro volte superiore a quelle senza diabete.

Tuttavia, le linee guida non sono concordi sull’opportunità di intervenire con una terapia intensiva di riduzione della pressione in chi non ha la pressione alta o un rischio cardiovascolare significativo.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Hypertension e firmato da un team internazionale di cui fa parte anche Giuseppe Mancia, Università Milano-Bicocca, indica che nei pazienti con diabete di tipo 2 una terapia antipertensiva intensiva riduce il rischio di morte per tutte le cause. Quindi un intervento di riduzione della pressione sanguigna dovrebbe essere preso in considerazione per questi pazienti, indipendentemente dal loro rischio cardiovascolare.

Lo studio ha preso in considerazione 10.948 diabetici, con un rischio cardiovascolare da moderato ad alto, arruolati nel trial internazionale ADVANCE (Action in Diabetes and Vascular Disease). Lo studio, ha riscontrato in un follow-up medio di 4,3 anni che il trattamento con perindopril-indapamide versus placebo ha ridotto la mortalità e gli eventi vascolari maggiori, indipendentemente dalla PA sistolica alla partenza dello studio.

Durante il periodo dello studio si sono verificati più di 800 decessi e oltre 950 eventi vascolari maggiori, inclusi infarti, ictus, patologie renali e oculari. I soggetti in terapia antipertensiva hanno avuto il 9% di eventi in meno e il 14% di morti in meno rispetto alle persone che hanno assunto un placebo.

L’effetto era lo stesso, indipendentemente dalla pressione sistolica di base (a partire da <120 mmHg; P per eterogeneità, 0,85), e diastolica (a partire da <70 mmHg; P = 0,49) e indipendentemente dal rischio cardivascolare valutato a 10 anni ( ≥20% oppure  <20% (P = 0,08).

Gli autori concludono: “Gli adulti con diabete mellito sembrano beneficiare di un trattamento intensivo per la riduzione della pressione arteriosa anche se hanno livelli di rischio cardiovascolare e per ipertensione per i quali alcune linee guida attualmente non raccomandano per l’intervento”.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.