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stazione spaziale

I probiotici sono efficaci anche nello spazio

La ricerca sui probiotici supera i confini del nostro pianeta. È stato infatti pubblicato su Nature (Sakai et al. NATURE – Scientific Reports 2018; 8 – 10687) il primo studio che ha testato i probiotici sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) in orbita intorno alla Terra. Nelle lunghe permanenze in assenza di gravità, uno dei principali problemi per gli astronauti è rappresentato dalla soppressione del loro sistema immunitario. Inoltre, le nuove condizioni ambientali nello spazio stimolano una crescita aberrante di batteri terrestri, già di per sé patogeni, incrementandone anche la virulenza. La combinazione di questi due fattori rende gli astronauti estremamente suscettibili a patologie come congiuntiviti, affezioni alle vie respiratorie e infezioni dentali.
L’assunzione di probiotici efficaci potrebbe essere una delle risposte.
Il team di scienziati giapponesi guidati da Takafumi Sakai, dello Yakult Central Institute, ha provato quindi a verificare se un probiotico di provata efficacia potesse conservare le proprie caratteristiche dopo un mese di conservazione nella stazione orbitante.

Per questo motivo,  è stata sviluppata una versione speciale del probiotico Lactobacillus casei Shirota (LcS),  liofilizzato in forma di capsula (Probiotics Package), poi inviata sulla Stazione Spaziale Internazionale ISS. La stazione, progettata per condurre esperimenti scientifici al di fuori dell’atmosfera terrestre, è gestita da 5 agenzie spaziali (l’americana NASA, la russa RKA, l’europea ESA, la giapponese JAKA e la canadese CSA).

I campioni sono stati conservati all’interno dell’ISS a una temperatura che varia da 20,0 a 24,5 °C. In seguito, una serie di test ha confrontato le caratteristiche dei campioni di probiotico inviati nello spazio con quelle dei campioni di controllo rimasti sulla terra. Dopo 6 mesi dall’inizio dello studio nel campione di probiotico messo in orbita c’erano 1,05×1011 unità per grammo di LcS vivi (49,5% del valore iniziale), un valore paragonabile a quello dei campioni di controllo conservati a terra.

Altri test hanno verificato eventuali modificazioni genetiche, la fermentazione dei carboidrati e le proprietà immunomodulanti: non sono state riscontrate differenze significative tra i campioni di probiotici testati nello spazio e quelli di controllo. Lo studio ha quindi accertato che Lactobacillus casei Shirota, anche nella forma liofilizzata inviata nello spazio, mantiene le sue caratteristiche e proprietà probiotiche.

“Questo studio – scrivono gli autori – apre la prima porta per l’utilizzo nello spazio di microrganismi vivi come componenti di alimenti funzionali con proprietà benefiche.”

Il testo completo dell’articolo è disponibile su Probiotics Digest

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Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.