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Integratori alimentari, nuova edizione della review sulle evidenze scientifiche

L’impiego sempre più diffuso di integratori alimentari fa crescere anche la domanda di informazioni corrette, fondate su evidenze scientifiche. E proprio questa è la prospettiva scelta dalla seconda edizione della “Review scientifica sull’integrazione alimentare: evidenze dalla ricerca scientifica e nuove frontiere di sviluppo”, curata da Integratori Italia di Unione Italiana Food, associazione di categoria aderente a Confindustria.

“La nuova edizione – spiega Alessandro Golinelli, Presidente di Integratori Italia – rappresenta un’ulteriore testimonianza dell’impegno dell’associazione per una divulgazione seria, corretta e sostenuta da evidenze scientifiche, sia verso gli stakeholder, sia verso i consumatori”.

Di seguito segnaliamo solo alcuni degli argomenti più interessanti presenti nella review, di cui hanno parlato gli esperti presenti alla presentazione della review.

Personalizzare il concetto di dieta

Il concetto di dieta sana oggi si orienta sempre più verso la valutazione del ruolo di specifiche sostanze nutritive. “Ormai si parla di personalizzazione della nutrizione, grazie alla nutrigenetica che ha reso possibile definire la corrispondenza tra quantità e qualità di nutrienti e DNA individuale e alla nutrigenomica che studia le correlazioni tra apporti alimentari e modificazioni genetiche – afferma Franca Marangoni, Responsabile della Ricerca di Nutrition Foundation of Italy – Nell’ambito della nutrizione personalizzata è stato riproposto il ruolo degli integratori che, nelle condizioni di aumentato fabbisogno o di apporto inadeguato di nutrienti con la dieta, possono rappresentare una valida e sicura opportunità per favorire l’assunzione ottimale di uno o più sostanze e/o il sostegno di funzioni fisiologiche.”

Prevenzione cardiovascolare e difesa delle funzioni cerebrali

Gli integratori alimentari possono avere un ruolo nella prevenzione di patologie ad alto impatto sulla popolazione generale, come quelle cardiovascolari e neurodegenerative.

“L’inserimento nella dieta di alimenti arricchiti in fitosteroli o di integratori a base di queste molecole può consentire di risolvere l’eccesso di rischio associato a modesti aumenti della colesterolemia LDL, uno dei principali fattori di rischio coronarico – dichiara Andrea Poli, Presidente di Nutrition Foundation of Italy – Altre sostanze che inducono la riduzione della colesterolemia LDL sono il riso rosso fermentato, il beta-glucano, la berberina; differenti sono invece i meccanismi alla base degli effetti protettivi dei grassi polinsaturi della famiglia degli omega-3.”

“La dieta mediterranea è la migliore strategia nutrizionale per mantenere una corretta funzione cerebrale – affermano Giovanni Scapagnini, Ordinario di Nutrizione Umana e Sergio Davinelli, ricercatore di Biochimica Clinica, entrambi presso dell’Università degli Studi del Molise. – La principale risorsa energetica del cervello dipende dai livelli di glucosio disponibile: a questo si aggiungono molti altri nutrienti essenziali, fondamentali per una corretta fisiologia neuronale”. Questi sono la maggior parte delle vitamine, e in particolare quelle del gruppo B, gli acidi grassi polinsaturi omega-3, i fosfolipidi e numerose sostanze “non nutrienti” contenute in alimenti vegetali o in piante fitoterapiche, come la curcuma, il cacao, il ginko biloba.

Integratori per l’età pediatrica e per la salute della donna

“Molti integratori a base di estratti vegetali e probiotici vengono impiegati nei bambini in situazioni cliniche per le quali non esistono trattamenti specifici, quali ad esempio i disturbi del sonno, le coliche gassose del lattante, la tosse, le infezioni respiratorie ricorrenti, per citare quelle più frequenti. Inoltre, esiste un ampio consenso internazionale sulla necessità di fornire per tutto il primo anno di vita una supplementazione di vitamina D a tutti i lattanti., spiega Domenico Careddu, Pediatra FIMP, docente presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara.

Anche nel settore delle patologie femminili l’uso degli integratori viene ampiamente considerato. “Tra le sostanze di maggiore efficacia per il trattamento di un disturbo invalidante come la dismenorrea ci sono le vitamine B1 e E, gli acidi grassi omega-3 e, tra gli integratori a base di erbe, la cannella e il finocchio – dichiara Vincenzo De Leo, Direttore della Scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Siena. “Per la menopausa, negli ultimi anni si sono affermati come terapie i fitoestrogeni, prodotti nutraceutici che, oltre a rappresentare una buona alternativa alla terapia ormonale sostitutiva, si sono dimostrati in grado di esercitare una spiccata attività antiossidante e antinfiammatoria. Un recente studio randomizzato giapponese ha dimostrato che gli isoflavoni hanno anche un effetto sui sintomi psicologici della menopausa.”

Probiotici e progressi della ricerca sul microbioma

Uno dei campi di ricerca più promettenti è certamente quello sul microbiota, ossia lo studio delle comunità microbiche presenti su tutte le superfici mucose (tratto gastrointestinale, polmoni, tratto genitourinario e cute).

Un’importante caratteristica del microbioma (cioè dell’insieme dei geni del microbiota) –  precisa Antonio Gasbarrini, Ordinario di Gastroenterologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – è la grande diversità tra gli individui, caratteristica che lo distingue nettamente dal nostro patrimonio genetico tradizionalmente inteso. Il genoma umano possiede un’identità del 99,9% tra diversi individui, mentre il microbioma intestinale ha una diversità tra individui che arriva all’80-90%. Per questa caratteristica, il microbioma potrà essere molto più utile nell’ambito di una medicina personalizzata”.

L’utilizzo di probiotici per modulare il microbiota si basa sulla teoria che la specie probiotica introdotta interagisce positivamente con i microrganismi residenti nel nostro intestino, cooperando per il mantenimento della funzione della barriera intestinale in condizioni più o meno fisiologiche, come ad esempio durante l’assunzione di antibiotici, o ripristinandola a seguito di disbiosi.

“Inoltre – aggiunge Gasbarrini -i probiotici sembrerebbero migliorare le risposte del sistema immunitario, la consistenza delle feci, i movimenti intestinali e la concentrazione di lattobacilli vaginali. Anche se oggi il mondo scientifico ha ancora molto da dirci sui probiotici disponibili sul mercato, la ricerca ha già ampliato gli orizzonti e il futuro si apre a nuovi scenari. Grazie alle tecniche di bioingegneria sarà possibile modificare ceppi probiotici attuali in modo da renderli veicoli di molecole utili a svolgere uno specifico obiettivo”.

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.