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Le benzodiazepine possono aumentare il rischio di polmonite negli anziani

Uno studio cinese, di recente pubblicato sull’International Journal of Geriatric Psychiatry, sia pure con forti limitazioni indicate dagli stessi autori, ha rilevato un maggior rischio di polmonite (1,25 volte più alto) in una popolazione anziana in terapia con benzodiazepine (BZD) e farmaci correlati.

Lo studio, come spiegano gli autori, è partito dal presupposto che il consumo di BZD è in forte aumento tra gli over 65. Si calcola che il 40% della popolazione anziana faccia uso di questi farmaci nonostante sia noto l’incremento del rischio di depressione, disturbi dell’umore e fratture.

Per verificare il possibile incremento del rischio di polmonite nei consumatori di BZD i ricercatori hanno condotto una metanalisi di 10 studi, con un totale 120mila casi di polmonite. Per quanto riguarda l’esposizione alle benzodiazepine i pazienti sono stati divisi in tre gruppi:

  • uso corrente (l’ultima prescrizione coincide con l’inizio dello studio o entro 30 giorni);
  • uso recente (prescrizione entro 31-90 giorni dalla data d’inizio);
  • uso passato (ultima prescrizione oltre 90 giorni).

L’uso di BZD è risultato significativamente associato ad un aumentato rischio di polmonite (pool OR = 1.25, IC 95%, 1.09 – 1.44; P <.001).

I risultati dello studio

I ricercatori hanno osservato una relazione tempo-dipendente tra l’uso di BZD e il rischio di polmonite. Il rischio relativo è minore in chi ha utilizzato BZD nel passato, mentre il rischio più alto è stato trovato negli utilizzatori correnti di BZD a breve durata d’azione (OR = 2.06; IC 95%, 1.35 – 3.13).
Il rischio di un’associazione tra l’uso di BZD e la polmonite è risultato significativamente più alto nelle persone di età pari o superiore a 65 anni rispetto a quelli di età inferiore ai 65 anni.
L’analisi dei sottogruppi di ogni singolo farmaco, basata su finestre di esposizione, ha rilevato che l’attuale uso di clordiazepossido o clonazepam non mostrava un aumento significativo del rischio di polmonite.
“Sulla base di studi caso-controllo e di coorte, la nostra meta-analisi suggerisce che l’uso attuale o recente di BZD è associato a un modesto aumento del rischio di polmonite”, commentano gli autori. Aggiungono che c’è stata “una considerevole eterogeneità tra gli studi”, che potrebbe aver influenzato i risultati e quindi “sono necessari ulteriori studi su larga scala, ben progettati con valutazione dei diversi farmaci, la presenza di comorbidità e l’assunzione contemporanea di altri farmaci per confermare o confutare questi risultati”, raccomandano gli autori.

L’origine delle polmoniti

In un commento a questo studio, riportato da Medscape Medical News la neurologa Irene Campbell-Taylor sottolinea che uno studio di questo tipo dovrebbe distinguere tra le polmoniti virali e quelle batteriche. Le BZD, infatti, hanno un effetto rilassante sui muscoli, compresi quelli dello sfintere esofageo e questo durante il sonno può favorire il reflusso gastroesofageo. Un fenomeno patologico che può aumentare il rischio di polmonite da aspirazione, causata da inalazione del contenuto gastrico. Inoltre, aggiunge la Campbell-Taylor, gli anziani tendono a essere sovratrattati e sovradosati con farmaci psicotropi, perché l’emivita dei principi attivi aumenta, a causa della diminuita funzionalità renale ed epatica, legata all’età.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.