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esercizio

Prevenzione, perché bisogna mantenersi attivi dopo i sessant’anni

  • Alessandro Visca
  • Medicina

L’attività fisica svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute e nella prevenzione delle malattie. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la sedentarietà è uno dei maggiori fattori di rischio per malattie metaboliche e cardiovascolari. L’OMS raccomanda di mantenere buoni livelli di attività fisica anche dopo i 65 anni di età.

Lo studio

Un nuovo studio coreano, pubblicato sull’European Heart Journal, conferma che dopo i 60 anni di età non ridurre o addirittura incrementare l’attività fisica abbassa il rischio di malattie cardiovascolari. Lo studio ha coinvolto oltre 1,1 milioni di soggetti di età pari o superiore a 60 anni, senza malattie cardiovascolari alla partenza, sottoposti a due screening sanitari nazionali consecutivi tra il 2009 e il 2012. I ricercatori hanno valutato le modificazioni del rischio CV in relazione al livello di attività fisica moderata- intensa (MPVA Moderate Vigorous Physical Activity).

Nella tabella sono indicati alcuni esempi di attività fisica moderata e intensa

Ad ogni controllo sanitario i partecipanti hanno risposto a domande sulla loro attività fisica e stile di vita. I ricercatori hanno calcolato la quantità di esercizio moderato (ad es. 30 minuti o più al giorno di camminata veloce, danza, giardinaggio) ed esercizio fisico intenso (ad es. 20 minuti o più al giorno di corsa, ciclismo veloce, esercizio aerobico) a settimana in ogni screening, e come era cambiato durante i due anni tra i due screening.

L’età media dei partecipanti era di 67 anni e il 47% erano uomini. Circa due terzi hanno dichiarato di essere fisicamente inattivi sia nel primo che nel secondo periodo di screening. Una percentuale più elevata di donne era fisicamente inattiva (78% e 77%) rispetto agli uomini (67% e 66%) in entrambi i periodi di screening. Solo il 22% delle persone inattive ha aumentato la propria attività fisica al momento del secondo controllo sanitario e il 54% delle persone che svolgevano attività fisica cinque o più volte alla settimana al momento del primo screening erano diventate inattive al momento del secondo. Durante il periodo di follow-up si sono verificati in totale 114.856 casi di malattie cardiache o ictus.

I risultati

Le persone che sono passate dall’essere inattive al controllo sanitario 2009-2010 ad essere moderatamente o vigorosamente attive tre o quattro volte alla settimana al controllo sanitario 2011-2012 avevano un rischio di problemi cardiovascolari ridotto dell’11% . Coloro che erano moderatamente o vigorosamente attivi una o due volte alla settimana al primo controllo avevano un rischio ridotto del 10% se aumentavano la loro attività a cinque o più volte alla settimana.

Al contrario, coloro che erano moderatamente o vigorosamente attivi più di cinque volte alla settimana al primo controllo e poi sono diventati inattivi al secondo controllo avevano un rischio di problemi cardiovascolari aumentato del 27%.

Quando i ricercatori hanno esaminato le persone con disabilità e malattie croniche hanno scoperto che coloro che sono passati da inattivi ad essere moderatamente o vigorosamente attivi tre o quattro volte alla settimana hanno anche ridotto il rischio di problemi cardiovascolari. Le persone con disabilità avevano un rischio ridotto del 16% e quelle con diabete, aumento della pressione sanguigna o livelli di colesterolo avevano un rischio ridotto tra il 4 e il 7%.

Kyuwoong Kim, del Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Seoul (Corea del Sud) primo autore dello studio,  ha dichiarato: “Il messaggio più importante di questa ricerca è che gli adulti più anziani dovrebbero aumentare o mantenere la frequenza di esercizio per prevenire le malattie cardiovascolari. A livello globale, questa scoperta è importante per la salute pubblica perché la popolazione mondiale di età pari o superiore a 60 anni dovrebbe raggiungere i due miliardi entro il 2050. Con l’invecchiamento si possono avere maggiori difficoltà a svolgere un’attività fisica regolare, la nostra ricerca suggerisce che è necessario essere più attivi fisicamente per la salute cardiovascolare, e questo vale anche per le persone con disabilità e condizioni di salute croniche.”

“Riteniamo che i governi – conclude Kim – dovrebbero promuovere programmi per incoraggiare l’attività fisica tra gli anziani. Inoltre, dal punto di vista clinico, i medici dovrebbero “prescrivere” l’attività fisica insieme ad altri trattamenti medici raccomandati per le persone ad alto rischio di malattie cardiovascolari “.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.