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Stress prolungato e tumori, nuovi dati sui possibili legami

Un nuovo studio sperimentale fornisce una visione più completa e importanti informazioni sul legame tra stress prolungato e sviluppo di un tumore.

È noto che una persona sottoposta a una condizione di stress  per un periodo prolungato è esposta a effetti negativi sulla salute, che possono riguardare l’apparato cardiovascolare (ipertensione, alterazioni del ritmo cardiaco), la regione gastrica, ma possono anche avere effetti sulla genesi e lo sviluppo dei tumori.

Un nuovo studio sperimentale, condotto su animali da laboratorio e poi verificato su pazienti con cancro al seno, ci fornisce  informazioni importanti sui possibili legami tra stress e sviluppo delle cellule tumorali. Lo studio indica anche una possibile strada per contrastare questo meccanismo patologico.

I ricercatori dell’Istituto per le cellule staminali tumorali della Dalian Medical University di Dalian, Cina hanno sottoposto una popolazione di topi da laboratorio per una settimana a una condizione stressante, limitandoli in uno spazio ristretto. Successivamente hanno diviso i topi in due gruppi, il primo è stato posto in un ambiente comodo e confortevole, il secondo tenuto in una condizione stressante, prolungata per 30 giorni.

Nel gruppo sottoposto a stress prolungato si sono riscontrati sintomi come depressione e ansietà, ma anche una maggiore incidenza di tumori e uno sviluppo più rapido delle cellule tumorali. Anche se, come spiega Quentin Liu, principale autore dello studio, il legame tra: “il percorso dello stress e la propagazione del cancro rimane quasi completamente sconosciuto.”

Un dato importante emerso dalla ricerca è il ruolo dell’adrenalina (o epinefrina) l’ormone che aumenta la reattività dell’organismo in caso di pericolo. Nelle situazioni di stress l’epinefrina si lega a un recettore chiamato ADRB2 e aumenta i livelli di lattato deidrogenasi, un enzima che dà ai muscoli un supplemento di energia.

Nelle persone affette da cancro questo composto va a nutrire anche le cellule tumorali, che si sviluppano più velocemente. I dati di questo studio pubblicati sul The Journal of Clinical Investigation confermano che i topi stressati hanno livelli molto più alti di epinefrina rispetto ai topi del gruppo di controllo. Inoltre, i topi che avevano ricevuto un farmaco inibitore dell’ADRB2 – recettore dell’epinefrina – avevano tumori più piccoli e anche un numero inferiore di cellule staminali tumorali.

Successivamente, i ricercatori hanno validato i loro risultati sperimentali studiando i livelli di epinefrina nel sangue di 83 donne con cancro al seno. È risultato che le pazienti con alti livelli ematici di epinefrina avevano anche una presenza in eccesso di lattato deidrogenasi nei tumori, esaminati con la biopsia. Inoltre, le donne con livelli più alti di ormone dello stress erano più soggette ad avere esiti peggiori dopo il trattamento del tumore.

Tenendo il focus sull’epinefrina i ricercatori hanno anche verificato in laboratorio, su colture di cellule tumorali, gli effetti sulla produzione di lattato deidrogenasidi alcuni farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) .

La sostanza più promettente è risultata la vitamina C, successivamente testata anche sui modelli murini con gli stessi risultati: i topi stressati trattati con vitamina C hanno avuto un restringimento del tumore.

“Nel loro insieme, questi risultati mostrano che la vitamina C potrebbe essere un nuovo ed efficace agente terapeutico per i pazienti oncologici sottoposti a stress cronico”, conclude Liu.

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.