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Covid-19 e gruppi sanguigni, cosa sappiamo?

C’è una relazione tra gruppo sanguigno e rischio di ammalarsi di Covid-19? Sono in tanti a porsi questa domanda dopo l’ampia diffusione, negli ultimi giorni, della notizia che le persone con gruppo sanguigno A sarebbero più esposte al rischio di infezione, mentre le persone con gruppo sanguigno 0 sarebbero più protette.

In realtà, al momento i dati disponibili non autorizzano ad arrivare a questa conclusione, tuttavia si è aperto un filone d’indagine interessante che potrà indicare nuove strade per comprendere meglio l’evoluzione clinica della malattia.

Differenze statistiche

Alla fine di marzo uno studio cinese mostrava una possibile correlazione tra gruppo sanguigno e possibilità di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2. Lo studio ha incluso 2.173 pazienti con COVID-19 confermato in tre ospedali di Wuhan e Shenzhen. Dal confronto statistico con le persone sane nelle regioni corrispondenti, il gruppo sanguigno A risulta associato a un rischio più elevato di COVID-19 rispetto ai gruppi sanguigni non A, mentre il gruppo sanguigno 0 è associato a un rischio inferiore per l’infezione rispetto ai gruppi sanguigni non 0. La stessa associazione riguarda la mortalità per Covid-19.

I ricercatori avvertono che si tratta di dati preliminari, che al momento non possono influenzare le decisioni cliniche.

Altri dati, arrivati da New York alla fine di aprile, sembrano confermare le osservazioni fatte in Cina. In un gruppo di 1559 soggetti testati per SARS-CoV-2 di cui si conosceva il gruppo sanguigno 682 sono risultati positivi. In questi pazienti è stata valutata l’associazione tra i diversi gruppi sanguigni e rischio di infezione, intubazione e decesso. Anche in questo caso il rischio è maggiore della media nei soggetti con gruppo sanguigno A positivo e inferiore alla media nei pazienti con gruppo sanguigno 0 positivo.

Il nuovo studio

Queste osservazioni sono state approfondite da uno studio multicentrico europeo che ha preso in esame il genoma di 1.980 pazienti con Covid-19 e malattia grave (insufficienza respiratoria) in sette ospedali nelle zone più colpite dalla pandemia di Italia e Spagna. In Italia lo studio è stato coordinato dal Policlinico di Milano e ha coinvolto anche l’Istituto Clinico Humanitas e l’Ospedale San Gerardo di Monza.

Dopo avere escluso vari fattori confondenti, 835 pazienti e 1255 controlli dall’Italia e 775 pazienti e 950 controlli dalla Spagna sono stati inclusi nell’analisi finale.

Un’analisi specifica per gruppo sanguigno ha mostrato un rischio più elevato di sviluppare una malattia grave nel gruppo sanguigno A rispetto ad altri gruppi sanguigni (OR 1,45; IC 95%, 1,20-1,75; P = 1,48 × 10−4) e un effetto protettivo nel gruppo sanguigno 0 rispetto ad altri gruppi sanguigni (OR 0,65; IC 95%, 0,53- 0,79; P = 1,06 × 10−5). I ricercatori hanno individuato anche una regione del cromosoma 3 che sarebbe legata ad una maggiore gravità dei sintomi respiratori.

“Per ora – spiega il coordinatore italiano dello studio Luca Valenti del Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano – abbiamo due marcatori genetici che indicano un aumento del rischio di gravità della patologia: uno è il gruppo sanguigno e l’altro è una regione del cromosoma 3 che comprende alcuni co-recettori del virus e fattori infiammatori, ma è ancora in corso di definizione”.

In conclusione, non è stato ancora individuato un motivo per cui l’appartenenza a un gruppo sanguigno renderebbe più suscettibili alla malattia. È assodato, però, che i soggetti con gruppo sanguigno A se si ammalano di Covid-19 hanno maggiori probabilità di sviluppare una malattia grave.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.