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Dieta mediterranea per combattere fragilità e isolamento

L’emergenza coronavirus sta determinando una temporanea modifica nello stile di vita di intere popolazioni. Le limitazioni nei movimenti, l’isolamento sociale, la pressione psicologica delle notizie sull’epidemia possono costituire una minaccia reale per l’equilibrio psico-fisico.

I rischi maggiori riguardano le fasce anziane della popolazione, per gli stessi motivi che le rendono più a rischio di infezione da SARS-CoV-2. L’indebolimento fisiologico di organi e apparati, che caratterizza l’invecchiamento, e lo persistenza di un’infiammazione cronica di basso grado sono fattori che indeboliscono le difese naturali dell’organismo.

L’alimentazione corretta può avere un ruolo importante nel mantenimento di uno stato di buona salute. Una dieta sana, infatti, può aiutare l’azione difese immunitarie, preservare le facoltà cognitive, contribuire a tenere sotto controllo gli stati infiammatori e, nel complesso, rendere il soggetto meno fragile.

Oltre alle regole generali di educazione alimentare ci sono anche ricerche che puntano a verificare l’efficace di specifici regimi dietetici sui fattori di fragilità nell’anziano.

Tra gli studi più recenti, c’è una ricerca, pubblicata a gennaio sulla rivista Gut del British Medical Journal, che mostra come un intervento dietetico personalizzato di un anno, sulla base dei principi della mediterranea, su un’ampia coorte di pazienti anziani, sia stato in grado di ridurre gli indicatori della fragilità e sostenere le facoltà cognitive.

Lo studio

Per questo studio condotto cinque paesi europei (Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Italia e Polonia) i ricercatori hanno focalizzato l’attenzione sul microbiota intestinale e sulle modificazioni indotte dalla dieta sulla sua composizione.

I ricercatori hanno profilato il microbiota intestinale in 612 soggetti non fragili o pre-fragili prima e dopo la somministrazione di un intervento di dieta mediterranea (MedDiet) di 12 mesi progettata su misura per soggetti anziani (NU Dieta -AGE). È emerso che l’adesione alla dieta mediterranea aveva fatto salire alcuni indicatori (markers) di una minore fragilità e miglioramento della funzione cognitiva e scendere markers infiammatori tra cui la proteina C reattiva e l’interleuchina-17. Secondo gli autori questo studio mostra il potenziale di una dieta sana nel modulare il microbiota per migliorare la salute dell’invecchiamento.

Indicazioni pratiche

Quali sono le indicazioni pratiche emergono da queste e altre ricerche con risultati analoghi?

Per aumentare la diversità del microbiota intestinale occorre arricchire la dieta con una vasta gamma di alimenti a base vegetale, che sono ricchi di fibre, e limitare il consumo di alimenti ultra- lavorati

Componenti fondamentali della dieta mediterranea, oltre frutta e verdura sono noci, semi e cereali integrali; grassi sani come olio extra vergine di oliva di alta qualità; e carne magra o pesce. Va ridotto, invece, il consumo di alcool, il sale, i dolci e le bevande zuccherate, i dolcificanti artificiali o altri additivi. Yogurt, latte fermentato, alimenti fermentati a base vegetale sono fonti di probiotici, utili per l’equilibrio del microbiota intestinale.

Infine, se la quarantena o le restrizioni ai movimenti impediscono di fare la spesa tutti i giorni va ricordato che frutta e verdure congelate conservano gran parte delle loro proprietà salutari.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.