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Digital Health, dati clinici on line e rischio di errore

  • Cesare Peccarisi
  • Sanità

Visto il calo delle visite in studio verificatosi nella pandemia grandi aziende dell’informatica e dell’elettronica hanno messo sul mercato nuovi sistemi per la trasmissione in remoto dei dati clinici: la Apple, ad esempio, ha creato un device che consente ai pazienti di inviare al medico il proprio tracciato elettrocardiografico in forma di pdf attraverso l’apple watch. La Philips invece ha creato un patch dermico con cui le donne gravide possono monitorare sia il loro battito cardiaco sia quello del feto, inviando i dati al medico via web.

Anche la famosa Walmart Stores Inc, proprietaria di una catena di negozi al dettaglio diffusa in tutti gli USA, sta entrando nel mercato sanitario e ha acquistato la proprietà intellettuale e di tecnologica farmaceutica della CareZone Health, azienda produttrice di una app destinata alla gestione in remoto dei dati dei pazienti.

Oltre alla crescita della trasmissione di dati in uscita dal paziente verso il medico, crescono anche i dati dal medico (o dai servizi sanitari) vanno al paziente. Un nuovo scenario che offre vantaggi, ma presenta anche rischi. Negli Stati Uniti più di 44 milioni di pazienti possono accedere facilmente alle note che il medico riporta on line dopo la visita ambulatoriale.

In uno studio pubblicato su JAMA i ricercatori dell’università del Nord Carolina hanno organizzato uno studio per valutare quanti errori i pazienti hanno trovato nelle note cliniche pubblicate on line e di quale gravità. Per questo hanno invitato a un sondaggio on line a oltre 130mila pazienti di 3 grandi organizzazioni sanitarie americani che offrono ai pazienti il libero accesso alle cartelle sanitarie.

Su 23mila pazienti che hanno partecipato al sondaggio 4830 (21,1%) hanno riportato un errore percepito e 2043 (42,3%) hanno riferito che l’errore era grave. Un totale di 23 (6,5%) riferisce di note scritte sul paziente sbagliato. Di 433 errori molto gravi, 255 (58,9%) includevano almeno 1 errore percepito potenzialmente associato al processo diagnostico (ad es. storia clinica, esame fisico, test, referral e comunicazione).

Fortunatamente via web non si possono amputare arti sani come è accaduto nella realtà…

Cesare Peccarisi

Giornalista scientifico, neurologo, editorialista del Corriere Salute, Responsabile Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Neurologia (SIN)