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digital medicine

Digital Therapeutics, cosa sono e come funzionano le terapie digitali

Si chiamano Digital Therapeutics, abbreviato all’americana DTx: sono software che prendono la forma di videogiochi, sensori o realtà virtuale, i cui ‘principi attivi’ sono algoritmi che agiscono come terapia comportamentale. Si possono avere solo dietro prescrizione medica, hanno un vero e proprio foglietto illustrativo, che accompagna la terapia digitale, su cui c’è scritto per quanto tempo deve essere fatto il trattamento, chi lo può fare, coloro ai quali è destinato e i possibili effetti collaterali, oltre a tutta una serie di documentazioni fornite su studi clinici randomizzati basati su evidenze scientifiche, che dimostrano il fatto che quel trattamento è efficace esattamente come coi farmaci.

Come funzionano

Ma come funzionano? Dai sensori delle app, che seguono i comportamenti del paziente h 24, attraverso e in correlazione con l’eventuale uso di algoritmi specifici di intelligenza artificiale, vengono inviati dei messaggi di suggerimento ai pazienti, al fine di correggere gli stili di vita e i comportamenti non idonei per quella specifica patologia, il tutto per un periodo di tempo stabilito e ripetibile da ricetta medica.

A cosa servono

In Italia non sono ancora presenti tali terapie digitali, ma in Germania recentemente, è stata implementata la nuova legge sulla Sanità Digitale* che prevede dal 2020 il rimborso delle Terapie Digitali e di altre tecnologie digitali per la salute, di provata efficacia per i cittadini tedeschi coperti da assicurazione sanitaria pubblica. Le DTx servono per curare la depressione, oltre le malattie croniche, le dipendenze, i disturbi dell’alimentazione come l’obesità, il disturbo di iperattività e l’ADHD, inoltre, sono indicate per trattare: l’insonnia, la BPCO, l’ipertensione e il diabete mellito.

In Italia le DTx ad uso clinico quindi non esistono, poiché non sono ancora autorizzate e non ci sono ancora linee guida di questa nuova area, vengono quindi classificate a livello Europeo come Software and Medical Device (sigla SaND).

Come riconoscerle

Le DTx devono garantire, sicurezza come medical device, efficacia come terapia medica e garantire anche qualità continua nel tempo. Dobbiamo però distinguerle dai tanti strumenti di digital health, ad esempio le migliaia di App che vengono utilizzate, e che sono di supporto al paziente come quelle di monitoraggio, screening o di adesione del paziente alla terapia.

“Le grosse ambiguità che in questi anni ci sono state, nell’ambito della digital health in generale, – asserisce Eugenio Santoro responsabile del laboratorio di Informatica Medica dell’Istituto Mario Negri di Milano – hanno portato i medici a non vedere le potenzialità delle DTx e soprattutto a non sapere e, di conseguenza, a non capire, come potrebbero in un futuro, inserire questo strumento all’interno della loro attività lavorativa nell’assistenza al paziente”.

I vantaggi

I vantaggi? Le DTx permettono di coinvolgere il paziente ogni giorno (dal cellulare che tutti abbiamo in tasca) cosa che il medico può fare solo ogni tanto. Il coinvolgimento del paziente è una cosa fondamentale. La terapia digitale coinvolge, supporta il paziente con informazioni e conoscenza lo rende quindi motivato perché appunto è coinvolto, a tutto beneficio dell’efficacia della cura e dell’adesione alla terapia.

Un altro vantaggio è il costo che è inferiore a molte pratiche mediche tradizionali e verosimilmente di molti farmaci; un’efficacia che è almeno pari, una tollerabilità che probabilmente è migliore, tutto ciò permette al medico di avere un nuovo strumento, una nuova opzione terapeutica da prescrivere, che può anche combinare insieme a farmaci tradizionali.

“Negli ultimi dieci anni, – sottolinea Giuseppe Recchia, Vicepresidente di Fondazione Smith Kline, – queste tecnologie per la salute sono esplose e in questo lasso di tempo il medico e la medicina non hanno guidato questa trasformazione digitale, sono stati più i tecnici, gli ingegneri e gli informatici a dare il passo e i medici non hanno dedicato l’attenzione necessaria a guidare lo sviluppo. E quando dico guidare, intendo il concetto di operare per le regole giuste. È quindi importante, – esorta Giuseppe Recchia, – che il medico si riappropri della guida o della riconquista del ‘guidare assieme’ nel mondo del digital health, affinché sussistano le condizioni perché anche in Italia, possa essere utilizzata anche questa opzione terapeutica”.

*Deutscher Bundestag. Digitale-Versorgung-Gesetz-DVG

Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.