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insonnia cuore

Disturbi del sonno, i rischi di un calo della fase REM

L’insonnia o un sonno di scarsa qualità sono associati a un maggior rischio di sviluppare malattie metaboliche e cardiovascolari, oltre che disturbi cognitivi e di natura psichiatrica. In definitiva, dormire poco o male è un fattore che aumenta il rischio di mortalità per tutte le cause.

A queste evidenze, supportate da diverse ricerche, si aggiunge un nuovo studio, da poco pubblicato su JAMA Neurology, che ha cercato di valutare il peso di una diminuzione del sonno REM (Rapid eye movement) sulla salute. La fase REM corrisponde al sonno profondo, in cui si sogna, fondamentale per rigenerare l’organismo.

Per questo nuovo studio i ricercatori hanno analizzato i modelli di sonno di due ampi studi americani. Il primo è lo studio Outcomes of Sleep Disorders in Older Men (MrOS) che includeva 2.675  uomini con un’età media di 76 anni, sottoposti sia a esami strumentali (polisonnografia), sia a questionari di valutazione della qualità del riposo notturno nell’arco di 12 anni (dal 2003 al 2016). Il secondo il Wisconsin Sleep Cohort (WSC) comprendeva 1.386 individui (circa la metà donne, con un’età media di 51,5anni ) seguiti in media per 20,8 anni.

I partecipanti allo studio MrOS hanno mostrato, nell’arco dei dodici anni, un aumento del 13% del tasso di mortalità per ogni 5% in meno di sonno REM. Effetti analoghi della diminuzione del sonno REM sono stati riscontrati nel secondo studio, che ha coperto l’arco di un ventennio.

L’importanza del sonno REM

Eileen Leary della Stanford University di Palo Alto, in California, prima autrice dello studio ha ricordato che i disturbi del sonno sono molti diffusi, mentre sembra ancora poco diffusa un’adeguata cultura del sonno.

“Molte persone – spiega Leary – ignorano i segni dei problemi del sonno o non si concedono abbastanza tempo per dormire adeguatamente. Questo studio dimostra che non è solo il tempo di sonno totale che può essere importante, ma anche garantire il giusto equilibrio delle diverse fasi del sonno”.

“I neurologi – aggiunge Leary – devono cercare condizioni, come l’apnea ostruttiva del sonno, che possono ridurre la fase REM, e i medici dovrebbero anche essere consapevoli che alcuni farmaci che prescrivono possono ridurre la REM.”

I ricercatori sottolineano che lo studio non dimostra che la diminuzione del sonno REM sia una causa di mortalità, ma solo l’associazione con un maggior rischio di morte prematura. In particolare ulteriori studi dovranno approfondire la funzione specifica del sonno REM e la possibilità di incrementare questa preziosa risorsa del nostro organismo.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.