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covid nutrizione

ESC 2020. Il primo studio randomizzato su antipertensivi nei pazienti Covid-19 ospedalizzati

All’ESC2020 sono stati presentati i dati del primo studio randomizzato sull’uso dei più comuni farmaci antipertensivi (ACE-inibitori e sartani) in pazienti cardiopatici ospedalizzati per Covid-19.

L’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2) è un recettore del SARS-CoV-2, il virus responsabile del Covid-19 e l’espressione di ACE2 può aumentare a causa nei pazienti che usano ACE inibitori e sartani. Per questo motivo sono sorte preoccupazioni sulla sicurezza di questi farmaci nei pazienti con COVID-19. Uno studio caso-controllo italiano ha rivelato che l’utilizzo di questi farmaci non aumenta il rischio di contrarre l’infezione. All’ESC 2020, il primo studio randomizzato conferma che anche i pazienti ospedalizzati per Covid-19  possono continuare a prendere in sicurezza gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori) e i bloccanti del recettore dell’angiotensina (ARB) ovvero i sartani.

Lo studio randomizzato

Lo studio BRACE CORONA, presentato all’ESC 2020, è il primo studio randomizzato di fase 4  che ha confrontato due strategie: interrompere temporaneamente l’ACE inibitore o ARB per 30 giorni oppure continuare gli ACE inibitori o ARB nei pazienti che assumevano questi farmaci cronicamente e sono stati ricoverati in ospedale con una diagnosi confermata di COVID-19. L’outcome primario era la sopravvivenza (misurata in giorni) a 30 giorni dalla dimissione dall’ospedale.

I pazienti che stavano usando più di tre farmaci antipertensivi, o sacubitril/valsartan, o che erano emodinamicamente instabili alla presentazione sono stati esclusi dallo studio.

Lo studio ha arruolato 659 pazienti da 29 ospedali in Brasile. Tutti i partecipanti utilizzavano cronicamente un ACE inibitore o ARB e sono stati ricoverati in ospedale con COVID-19. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale alla sospensione per 30 giorni o alla continuazione dei farmaci.

La proporzione di pazienti in vita dopo 30 giorni dalla dimissione dall’ospedale nel gruppo che ha sospeso l’ACE inibitore/ARB era del 91,8% contro il 95% nel gruppo che ha continuato la terapia. Il tasso di mortalità a 30 giorni era molto simile nei due gruppi (2,8% nei pazienti che hanno continuato la terapia contro il 2,7%, che l’hanno sospeso).

In conclusione: “Nei pazienti ricoverati con COVID-19, la sospensione di ACE inibitori e ARB per 30 giorni non ha influito sulla sopravvivenza dopo la dimissione dall’ospedale” ha sintetizzato Renato Lopes del Duke Clinical Research Institute, negli Stati Uniti, autore principale della ricerca.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.