Il Covid-19 e il coinvolgimento oculare
Gli occhi paiono interessati dal coronavirus al pari di naso e bocca, ma in casi limitati e in manifestazioni cliniche generali più gravi della malattia virale.
La presenza di “occhio rosso”, in diversi studi condotti su pazienti con l’infezione da COVID-19, si è rivelata esigua numericamente. Ancora incerta pare la possibilità di contagio attraverso le lacrime, in assenza di una manifesta forma di congiuntivite in pazienti affetti da Covid-19. È da rilevare che sinora l’OMS non ha incluso la congiuntivite fra i sintomi più comuni di malattia da COVID-19, ma anche se in forma rara potrebbe rientrare nell’elenco, secondo alcuni ricercatori.
I dati presenti in letteratura
Il Journal of Virology riporta un caso di paziente con Covid-19, su 30 esaminati, che presentava congiuntivite, con presenza del virus nelle secrezioni oculari. Jama Optalmology riporta la presenza del virus nelle secrezioni oculari di 2 pazienti affetti da COVID-19, su 38 esaminati. Il New England Journal of Medicine riferisce la presenza di iperemia congiuntivale in 9 pazienti affetti da COVID19, su 1099 esaminati.
Ophthalmology riporta uno studio nel quale Ivan Yu Jun Seah del National University Hospital di Singapore afferma che è improbabile il contagio mediante le lacrime senza la presenza di congiuntivite in pazienti affetti da Covid-19. Sono stati raccolti campioni di lacrime in pazienti con Covid-19 dal manifestarsi della sintomatologia sino alla completa scomparsa, circa 20 giorni dopo, riscontrando l’assenza del virus nelle lacrime durante la malattia. Gli stessi pazienti sono stati sottoposti al tampone nasofaringeo che invece è risultato positivo per la presenza del virus. L’American Academy of Ophtalmology afferma che i pazienti con congiuntivite accompagnata da febbre e sintomi respiratori potrebbero avere l’infezione da Covid-19.
Raccomandazioni e ipotesi sull’eziopatogenesi
Si rammenta che è stato proprio un giovane oculista cinese di Wuhan, Li Wenliang, poi deceduto a causa della malattia da Covid-19, a comprendere il nesso tra l’infezione virale, che avrebbe generato successivamente l’epidemia e la pandemia, e la manifestazione infiammatoria congiuntivale.
Pertanto sono sicuramente da osservare scrupolosamente tutte le norme igieniche e comportamentali di sicurezza che sono state ampiamente diffuse, per tutelare non solo gli oculisti ed i pazienti durante l’espletamento delle prestazioni oftalmologiche, ma l’intera popolazione in tutte le attività quotidiane, rammentando di non toccarsi naso, occhi e bocca con le mani non lavate.
Può essere utile e prudente alternare più frequentemente l’utilizzo degli occhiali a quello delle lenti a contatto, privilegiando magari quelle a ricambio frequente.
Una recente ipotesi, suffragata dai primi reperti autoptici, sembrerebbe avvalorare un’azione eziopatogenetica da parte dell’infezione da Covid-19, tale da generare un importante quadro infiammatorio con la liberazione di citochine ed esitante in una vasculite trombofilica, con un quadro simile ad una coagulazione intravasale disseminata. Sarebbero coinvolti diversi organi, quali polmone, cuore, reni, cervello e pelle. A livello oculare potrebbero verificarsi importanti affezioni vascolari arteriose e venose.