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Prevenzione, una dieta sbagliata è il primo fattore di rischio per il cuore

Più di due terzi delle morti per cardiopatia ischemica nel mondo potrebbero essere evitate migliorando la dieta. Questa è la conclusione di uno studio pubblicato sull’European Heart Journal – Quality of Care and Clinical Outcomes, una rivista della Società Europea di Cardiologia (ESC).

I risultati del nuovo studio, resi noti in occasione della Giornata Mondiale del Cibo (World Food Day) vengono da un’analisi dei dati raccolti dal Global Burden of Disease Study 2017, condotto in 195 paesi del mondo tra il 1990 e il 2017.

Nell’anno 2017 la cardiopatia ischemica ha causato 8,9 milioni di morti, che equivale al 16% di tutti i decessi, in aumento rispetto al 12,6% di tutti i decessi rilevato nel 1990.

Tra il 1990 e il 2017 sono quasi raddoppiati i casi di cardiopatia ischemica, anche se è diminuita la prevalenza (-11,8%), l’incidenza (-27,4%) e i tassi di mortalità (-30%) per questa malattia.

Questo vuol dire che “Sono stati compiuti progressi nella prevenzione delle malattie cardiache e nel miglioramento della sopravvivenza, in particolare nei paesi sviluppati, ma il numero di persone colpite continua a crescere a causa della crescita della popolazione e dell’invecchiamento”, spiega Xinyao Liu della Central South University, di Changsha (Cina), autore dello studio.

Quanto pesano i diversi fattori di rischio

I ricercatori hanno calcolato l’impatto di 11 fattori di rischio sulla mortalità per cardiopatia ischemica. Si trattava di:

  • dieta
  • ipertensione
  • colesterolo LDL alto
  • glucemia alta
  • fumo
  • indice di massa corporea (BMI) elevato
  • inquinamento atmosferico
  • scarsa attività fisica
  • funzionalità renale compromessa
  • esposizione al piombo
  • abuso di alcol

Analizzando il peso di ognuno di questi fattori di rischio e ipotizzando che gli altri non avessero influenza risulta che il 69,2% dei decessi per cardiopatia ischemica nel mondo potrebbe essere prevenuto se si adottassero diete più sane, il 54,4% se la pressione arteriosa sistolica fosse mantenuta a 110-115 mmHg, il 41,9% se le LDL sieriche fossero mantenute a 0,7-1,3 mmol /L.

Inoltre circa un quarto dei decessi per cardiopatia ischemica (25,5%) potrebbe essere prevenuto se la glicemia a digiuno fosse mantenuta a 4,8-5,4 mmol / L, mentre l’eradicazione del fumo e del fumo passivo potrebbe fermare un quinto (20,6%) dei decessi.
L’uso del tabacco si è classificato al quarto posto nella causa dei decessi per cardiopatia ischemica negli uomini, ma solo al settimo nelle donne. L’alto indice di massa corporea è stato il quinto maggior contributore alle morti per cardiopatia ischemica nelle donne e il sesto negli uomini. Per le donne, il 18,3% dei decessi per cardiopatia ischemica potrebbe essere prevenuto se il BMI fosse mantenuto a 20-25 kg / m2.

“La cardiopatia ischemica – conclude Liu – è ampiamente prevenibile con comportamenti sani e le persone dovrebbero prendere l’iniziativa per migliorare le proprie abitudini. Inoltre, sono necessarie strategie su misura per le diverse aree geografiche. Ad esempio, i programmi per ridurre l’assunzione di sale possono avere i maggiori benefici nelle regioni in cui il consumo è più elevato come la Cina e l’Asia centrale”.

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.