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Psicoterapia a distanza, un supporto a pazienti e operatori sanitari

di Silvana Cagiada
Psicologa clinica, psicoterapeuta – IIB (Istituto Italiano di Bioetica) – SIMP (Società Italiana di Medicina Psicosomatica) – Segreteria Regionale CISL Medici Lombardia

In questo ultimo anno, sentiamo sempre più spesso parlare di interventi di psicoterapia a distanza. Un tipo di intervento sempre più richiesto ai professionisti, soprattutto durante la pandemia.

La video-terapia, la forma più diffusa di psicoterapia a distanza, si avvale di strumenti di videochat (zoom, skype, ma anche whatsapp, in cui si utilizza la chat anche con la videochiamata). Oltre alla video-terapia può essere semplicemente utilizzata la chat o la telefonata. Altri preferiscono la terapia via e-mail, ma in questo caso la comunicazione è asincrona perché i messaggi non arrivano nello stesso istante. Queste modalità possono essere utilizzate con un paziente del terapeuta che può essere impossibilitato a raggiungere lo studio del professionista, perché ammalato o impossibilitato dalle norme di emergenza, e quindi proseguirà la terapia in un rapporto terapeutico già consolidato, di reciproca conoscenza.

Oppure la richiesta può arrivare da una persona che contatta per la prima volta il terapeuta perché sotto “stress da pandemia” che perdura da molto tempo e che non riguarda solo il presente, ma si proietta negativamente nel futuro.

La relazione terapeutica a distanza

La relazione terapeutica con l’uso di strumenti tecnologici può essere comunque una relazione empatica, anche se la presenza fisica permette di cogliere aspetti più immediati che appartengono alla comunicazione non verbale. Quest’ultima, infatti, può permettere la manifestazione di emozioni negative visibili e di un “pathos” percettibile non solo, ma anche attraverso lo sguardo, dal contatto visivo.

Nell’attuale situazione di pandemia, la relazione terapeutica on-line, a distanza, presenta sfaccettature diverse. Mentre la distanza garantisce ad entrambi una protezione dal contagio, il terapeuta deve anche confrontarsi con le proprie nuove emozioni e sentimenti negativi evocati dalla situazione contingente.

In qualsiasi forma avvenga il percorso, il terapeuta, grazie agli strumenti di cui dispone e alla propria umanità, cercherà di elicitare nel paziente, risorse psichiche che già gli appartengono, ma che nel presente sembrano essere allontanate dalla “minaccia del virus”, vissuto come destabilizzante del proprio equilibrio psicofisico (omeostasi) e difficilmente controllabile.

Stress ed equilibrio

Per “omeostasi” (dal greco omoios, uguale e stasis, fissità), si intende in particolare in questo caso, una predisposizione innata che consente all’uomo di adattarsi alle variazioni ambientali (realtà di vita, contesto, natura) e mutare il proprio stato psico-fisico, al fine di mantenere il suo processo evolutivo come regolazione dell’equilibrio interno necessario al benessere dell’organismo.

Importante è sottolineare che lo stress viene vissuto individualmente in modo diverso e che, pur partendo da una situazione allarmante, quella che abbiamo riscontrata durante la prima ondata del virus, ora, nella seconda fase, ha assunto un aspetto di “cronicità” e comporta un adattamento alla convivenza con il virus stesso, pur essendo ancora molto presente la minaccia di morte.

Importante quindi, per noi terapeuti, lavorare sul presente, sulla realtà di ogni singolo paziente, e contemporaneamente, sulla rappresentazione di un futuro attraverso l’uso dell’immaginazione e del pensiero positivo, proattivo.

Ritrovare la progettualità

Possiamo cercare di porre le basi per una intenzionalità che, sin da ora, può essere sperimentata immaginando progetti fattibili e realizzabili nel presente e nell’immediato futuro, così da favorire e facilitare il distacco da schemi mentali di forte ansia e angoscia, disfunzionali al nostro benessere. Ciò può avvenire grazie alla plasticità del nostro cervello, intesa come capacità innata di adattamento, resilienza, flessibilità, creatività, ricerca di significato, di valori e speranza.

Nonostante gli sforzi che noi professionisti mettiamo in atto nella relazione di aiuto, in questa delicata fase di passaggio è di fondamentale importanza anche la presenza di uno Stato che si attivi a favore dei propri cittadini, con interventi mirati e simultanei al soddisfacimento dei “bisogni primari” espressi dalle persone più bisognose e a rischio, ma anche a protezione dell’intera cittadinanza, al fine di sollecitare e favorire un percorso di ripresa sul piano economico-sociale e pertanto sulla normalizzazione della vita.

In funzione dell’efficacia del nostro intervento come operatori sanitari, psicoterapeuti, è necessaria una sempre più chiara e concreta prospettiva di un vaccino sicuro, che possa contrastare il virus, e la garanzia di una maggior certezza sull’efficacia delle cure sino ad oggi utilizzate per vincere la pandemia. Ciò ci aiuterebbe a ripristinare maggior fiducia e ottimismo in persone che sono entrate in una profonda crisi esistenziale, che si sentono smarrite per l’esperienza vissuta nella sua reale complessità, così come è reale la complessità della mente umana.

Per concludere, dobbiamo prendere atto che, grazie agli strumenti informatici, è stato possibile fornire un sostegno psicologico efficace e significativo a persone che prima non ne avevano mai fatto richiesta, così da intraprendere o, se del caso, proseguire senza interruzioni percorsi psicoterapici, potendone garantire la continuità.

Il progetto HARP

A partire dal 2014 il Dipartimento di Informatica dell’Università di Milano ha realizzato il progetto HARP (Health Assistance Remote Platform), una piattaforma web di supporto agli operatori sanitari, per gestire attività di teleconsulto in collaborazione con l’Ospedale Sacco di Milano. Nell’ambito della attuale emergenza del coronavirus lo stesso Dipartimento ha messo a disposizione degli operatori sanitari la piattaforma per un supporto telematico rivolto sia ai cittadini, con forme di disagio e sofferenze, che agli operatori sanitari esposti a grandi rischi professionali, a stress eccezionali sia fisici che psichici. Si sono attivati, in tal senso, anche molte Associazioni di categoria e Ordini Professionali.
In particolare la SIMP (Società Italiana di Medicina Psicosomatica), una Società scientifica con finalità di Studio e Ricerca e Formazione nell’ambito della cultura e della prassi psicosomatica fondata nel 1966, ha attivato uno sportello di supporto gratuito rivolto sia agli operatori sanitari che ai cittadini nell’emergenza COVID 2019. Il Progetto “SIMP per l’Italia” ha utilizzato un protocollo psicoeducativo ad orientamento psicosomatico elaborato per la IAGP (Int. Ass. Group Psychotherapy) dal professor Greg Crosby, fornendo strumenti di self-help per attivare:

  • un processo di consapevolezza e adattamento,
  • maggiori competenze emotive e relazionali
  • come supporto per fronteggiare la prima fase dello stress da pandemia.

Solo le sezioni lombarde della SIMP, attraverso i loro esperti psicoterapeuti, hanno utilizzato la piattaforma “Telepsy Covid-19” messa a disposizione dal Dipartimento di Informatica dell’UNIMI, per fornire sull’intero territorio lombardo un supporto ai cittadini e agli operatori sanitari. L’iniziativa ha avuto l’appoggio anche dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano

Il programma è stato opportunamente personalizzato in modo da poter somministrare dei test per la valutazione psico-emotiva dei soggetti sia all’inizio che al termine dell’intervento.

 

Silvana Cagiada

Psicologa clinica, psicoterapeuta – IIB (Istituto Italiano di Bioetica) – SIMP (Società Italiana di Medicina Psicosomatica) - Segreteria Regionale CISL Medici Lombardia