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Transizione nutrizionale, perché il mondo rischia una pandemia di obesità

Entro il 2050 più di quattro miliardi persone potrebbero essere sovrappeso, un miliardo e mezzo delle quali obese, mentre almeno 500 milioni continuerebbero ad essere denutrite. Uno scenario davvero allarmante quello tracciato dai ricercatori dell’Istituto per le Ricerche sull’impatto climatico di Potsdam (Germania) che hanno provato a descrivere gli effetti della transizione in corso, in una fetta rilevante dell’umanità, dalla dieta tradizionale a un’alimentazione in cui aumentano le proteine di origine animale e i cibi ultraprocessati.

“Se la transizione nutrizionale continua in questo modo – spiega Benjamin Bodirsky, primo autore della ricerca –  non raggiungeremo l’obiettivo delle Nazioni Unite di eliminare la fame nel mondo nei prossimi decenni.  Allo stesso tempo, il nostro futuro sarà caratterizzato da una quantità impressionante di persone in sovrappeso e obese. Questo scenario è dovuto all’insufficiente distribuzione globale del cibo e al passaggio da prodotti a base vegetale scarsamente trasformati verso diete non equilibrate dove proteine animali, zuccheri e grassi sostituiscono i cereali integrali e i legumi.”

Lo studio mostra che l’aumento del reddito medio nei paesi attualmente a basso reddito, se non accompagnato da adeguate politiche sociali, nutrizionali e ambientali, porterebbe limitati benefici sulla denutrizione e un preoccupante aumento di sovrappeso e obesità.

Lo studio

Lo studio pubblicato su Scientific Reports analizza i dati con un criterio nuovo, che collega gli indicatori di salute con i modelli alimentari e i cambiamenti ambientali.

L’analisi tiene conto di dati antropometrici come l’altezza media della popolazione, peso e prevalenza di sottopeso, sovrappeso e obesità, abitudini alimentari, apporto calorico, spreco di cibo, domanda totale di alimenti e percentuale di alimenti di origine animale.

I ricercatori hanno sviluppato un modello open source che parte dai dati sull’evoluzione dei fattori citati nel periodo 1965-2010 e realizza una proiezione fino al 2100 sulla base delle traiettorie di crescita della popolazione, cambiamento demografico e sviluppo del reddito.

Per quanto riguarda la dieta il modello considera quattro principali gruppi di alimenti di rilevanza epidemiologica e ambientale: alimenti di origine animale; calorie vuote (ossia da alimenti con scarso o nullo contenuto di proteine come oli, zucchero e bevande alcoliche); verdura, frutta e frutta con il guscio; e alimenti base.

La combinazione delle stime di consumo pro capite con le proiezioni a livello di popolazione consente anche proiezioni della domanda alimentare totale, dello spreco alimentare totale, nonché della domanda di alimenti di origine animale ad alta intensità di consumo di risorse ambientali.

Lo scenario possibile

Le proiezioni mostrano che nel primo decennio il sottopeso causato da denutrizione rimarrà un problema che colpisce diverse centinaia di milioni di persone. Nello scenario meno estremo si dovrebbe passare, a livello globale dai 744 milioni di persone sottopeso nel 2010 (11%) a 528 milioni (6%) nel 2030 e scendere a 394 milioni (4%) entro il 2100.

Quando nei paesi a basso reddito inizia la crescita economica si avvia una transizione nutrizionale caratterizzata da una maggiore diversità alimentare, con un aumento del consumo di alimenti di origine animale, calorie vuote, nonché verdura, frutta e noci, mentre si stabilizza il consumo di alimenti di base. Una maggiore assunzione di cibo e la diversificazione della dieta portano anche a un aumento dell’altezza media. Dal 1965 al 2010, l’altezza media globale degli adulti è aumentata da 167 a 169 cm per i maschi e da 155 a 157 cm per le femmine. Nel 2050 l’altezza può raggiungere i 171 cm per gli uomini e i 158 cm per le donne.

Tuttavia, mentre la malnutrizione inizia a diminuire nei paesi a medio reddito, il sovrappeso e l’obesità iniziano a diffondersi. Sempre in uno scenario non estremo, sovrappeso e obesità a livello globale passerebbero da 1,9 miliardi di persone (29%) del 2010 a 4,1 miliardi (45%) nel 2050 e arriverebbero oltre i 5 miliardi (56%) nel 2100. Per quanto riguarda i bambini, in particolare, mentre nel 1965 solo l’1% era obeso, nel 2010 l’obesità infantile ha raggiunto il 6% della popolazione globale e potrebbe arrivare al 9% nel 2050, fino a toccare il 13% nel 2100.

 

In assenza di cambiamenti comportamentali, concludono gli autori dello studio, i nostri risultati mostrano un futuro caratterizzato da sovrappeso e obesità di entità pandemica. con un enorme fardello sulla salute pubblica.

alessandro visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.