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mammografia

Tumori, la campagna dell’AIOM per aumentare le adesioni agli screening

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Nell’ultima edizione, da poco conclusa, del Congresso della Società Americana di Oncologia Medica (ASCO) è stato evidenziato con preoccupazione l’aumento globale delle patologie oncologiche.

Nell’ultimo decennio i casi di cancro nel mondo, sono aumentati del 42%, passando da 12,7 milioni nel 2008 a 18,1 milioni nel 2018. In crescita anche i decessi per tumore, da 7,6 milioni a 9,6 milioni. L’Europa è particolarmente interessata con il 23,4% dei casi di tumore globali e il 20,3% dei decessi oncologici, sebbene abbia solo il 9% della popolazione mondiale.

In Italia sopravvivenza superiore alla media

Nel nostro paese la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi presenta tassi più alti rispetto alla media europea nei tumori più frequenti: 86% nella mammella (conntro 83% nella UE), 64% nel colon (60% UE), 16% polmone (15% UE) e 90% prostata (87% UE).  Questi risultati sono stati raggiunti anche se non siamo al primo posto nella spesa per i farmaci oncologici.

In Europa, dal 2008 al 2018, la spesa per i farmaci oncologici è passata da 12,9 a 32 miliardi di euro. L’Italia è al terzo posto, in Europa, per la spesa per terapie anticancro, dopo Germania e Francia.

La campagna a sostegno degli screening

Il settore dove l’Italia è al di sotto della media europea è quello degli screening per la diagnosi precoce. Per quanto riguarda i due tumori più frequenti, ca. della mammella e del colon retto, rispetto a una media europea del 60%, nel nostro Paese, solo il 55% delle donne esegue la mammografia e soltanto il 45,7% dei cittadini (49,5% Europa) effettua il test per la ricerca del sangue occulto fecale. Inoltre solo il 41% delle donne (dato simile a quello europeo, 40,8%) si sottopone al Pap-test.

La pandemia causata dal Covid ha determinato il blocco dei programmi di prevenzione secondaria e, se la situazione si prolungasse, si avrebbe il rischio concreto di un maggior numero di diagnosi in fase avanzata, con un conseguente peggioramento della prognosi e un aumento delle spese per le cure.

Per questo l’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) promuove la più grande campagna mai realizzata per aumentare l’adesione ai programmi di screening, rivolta a tutti i cittadini.

“Con questa campagna vogliamo sensibilizzare tutti i cittadini, a partire dagli anziani, senza dimenticare i giovani. L’iniziativa infatti avrà una forte ricaduta sui social network – afferma Saverio Cinieri, Presidente eletto AIOM e Direttore Oncologia Medica e Breast Unit dell’Ospedale ‘Perrino’ di Brindisi -. La pandemia, oltre al differimento dei trattamenti anticancro meno urgenti, ha determinato due gravissime situazioni, a cui bisogna far fronte quanto prima. Innanzitutto, negli ultimi tre mesi sono stati eseguiti solo gli interventi chirurgici non procrastinabili. Oltre il 60% delle operazioni è stato posticipato e ora il lavoro arretrato va recuperato. Dall’altro lato, a causa del Covid-19, si è avuto il blocco totale dei programmi di screening. Preoccupano i ritardi nel loro riavvio, perché solo alcune Regioni si sono attivate e la situazione oggi è a macchia di leopardo”.

“In Italia, nel 2019, i nuovi casi di cancro sono stati 371mila –aggiunge Giordano Beretta, Presidente AIOM e Responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo -. Rispetto al 2018, si è registrato un calo di circa 2.000 diagnosi, a cui ha contribuito l’efficacia dello screening del tumore del colon retto, in grado di ridurre la mortalità per questa neoplasia di circa il 20%. Inoltre, il test consente di individuare, oltre alla presenza di un tumore ogni 850 persone asintomatiche, anche adenomi, cioè polipi, potenzialmente in grado di trasformarsi in cancro ogni 150 individui analizzati. La loro rimozione prima dello sviluppo della neoplasia consente una riduzione di nuovi casi di tumore negli anni seguenti”.

“È necessario riprendere quanto prima la prevenzione secondaria, mirata alla diagnosi iniziale non solo del cancro del colon-retto, ma anche della mammella e della cervice uterina – conclude Giordano Beretta -. Sappiamo infatti che le possibilità di guarigione sono molto alte quando le neoplasie sono scoperte in fase precoce, ad esempio sono superiori al 90% nel carcinoma mammario. Inoltre, gli screening impattano in modo significativo sulla sostenibilità del sistema, perché consentono di risparmiare risorse che altrimenti sarebbero destinate alla cura di neoplasie in fase avanzata”.

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.