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Covid-19, i sintomi neurologici persistenti dopo il ricovero

Nella letteratura scientifica e nelle discussioni pubbliche, a seguito della prima ondata sono stati segnalati sintomi persistenti, soprattutto di natura neurologica, tra i sopravvissuti al Covid-19.

Lo ha ricordato il professor Alessandro Padovani, Direttore Clinica Neurologica, Università degli Studi di Brescia, in un intervento in occasione della presentazione della Settimana del Mondiale del Cervello (15 al 21 marzo), promossa in Italia dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) e che quest’anno ha come tema “Il Cervello ai tempi del Covid”.

La distinzione tra long-Covid e post-Covid

Padovani introduce un’importante distinzione tra i casi in cui c’è una reale persistenza dei sintomi neurologici (long-Covid) e i casi in cui si tratta di sintomi o disturbi insorti in epoca successiva alla infezione Covid-19 (post-Covid).

I dati ad oggi pubblicati – spiega Padovani – e l’esperienza da noi accumulata presso l’Unità NEUROCOVID dell’ASST Spedali Civili di Brescia non consentono di attribuire a meccanismi precisi né la persistenza né la comparsa successiva di tali sintomi sebbene sia in molti casi chiara la relazione con la gravità dei sintomi all’esordio.

Non meno rilevanti sono le sequele psicologiche a seguito di un decorso lungo o difficile della malattia oltre a quelli relativi ai cambiamenti dello stile di vita dovuti alla pandemia. Probabilmente, conclude Padovani, le sequele persistenti di COVID-19 sono espressione di più sindromi risultanti da distinti processi fisiopatologici lungo lo spettro della malattia.

Lo studio sui sintomi dopo il ricovero per Covid-19

Nello studio COVID-NEXT, in corso di pubblicazione e tuttora attivo a Brescia, spiega Padovani, la percentuale di malati precedentemente ospedalizzati con riferiti disturbi a distanza è stata superiore al 70% dei casi. Tra i sintomi quelli maggiormente riportati hanno incluso l’astenia, i disturbi cognitivi e di concentrazione, i disturbi del sonno, le mialgie con valori superiori al 30% seguiti da disturbi depressivi, perdita dell’autonomia e da instabilità, disturbi della vista e formicolii.

Lo studio ha permesso di rilevare una stretta correlazione del numero dei sintomi neurologici con la gravità dell’infezione Covid, con l’età avanzata e con lo stato di salute, ovvero l’elevata multi-morbidità all’ingresso e alla dimissione dall’ospedale. Tuttavia, precisa Padovani,  va tenuto presente che nei soggetti ospedalizzati che non hanno manifestato una gravità elevata i sintomi più frequenti rilevati a 6 mesi di distanza dall’infezione Covid sono risultati i disturbi depressivi/ansiosi, i disturbi del sonno e i disturbi di concentrazione, presenti in oltre il 30% del campione.

La distinzione tra fasi post-acute della malattia e sequele a lungo termine

La ricerca è in corso per differenziare i sintomi di un decorso prolungato della malattia da Covid-19 dalle sequele a seguito della risoluzione dell’infezione acuta da SARS-CoV-2, per raggiungere il consenso sul periodo di tempo in cui definire le fasi post-acute e a lungo termine di Covid- 19, e distinguere gli effetti sulla salute legati esclusivamente all’infezione da SARS-CoV-2 dalle conseguenze delle procedure e dei trattamenti richiesti per l’assistenza di persone con malattie gravi di qualsiasi eziologia.

A tal fine, conclude Padovani, così come in molti centri neurologici italiani sono attivi centri di assistenza post-COVID-19, presso il nostro Centro NEUROCOVID abbiamo da maggio dello scorso anno istituito un servizio ambulatoriale sia per pazienti ospedalizzati sia per pazienti non ospedalizzati. Il Centro, oltre alla presenza di neurologi, offre la possibilità di un supporto psicologico nonché di un team per la presa in carico dei disturbi cognitivi.

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.