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Covid-19, miscelare i vaccini può migliorare la risposta immunitaria?

In questi giorni è iniziato nel Regno Unito uno studio che utilizzerà due dosi di vaccini diversi, per misurare la risposta immunitaria verso il Covid-19.

La maggior parte dei vaccini attuali sono somministrati con due iniezioni dello stesso vaccino, la prima ‘prime’ per far partire il processo di risposta immunitaria, e la seconda, chiamata ‘boost’,  per stimolare la memoria delle cellule ed amplificare la risposta immunitaria.

Il test pianificato su 820 pazienti valuterà la risposta immunitaria stimolata nei pazienti dopo aver ricevuto due dosi di vaccini diversi, una prima dose del vaccino Oxford/Astra-Zeneca, che usa un vettore virale per trasportare alcuni geni del coronavirus nelle cellule, e una dose del vaccino Pfizer, che invece usa un vettore mRna.

I ricercatori dell’università di Oxford hanno annunciato che proveranno successivamente anche delle combinazioni col vaccino russo Sputnik V, che recentemente è stato accreditato di un’efficacia superiore al 90%.

La possibilità di combinare più vaccini potrebbe rendere i programmi di vaccinazione più flessibili, e anche velocizzare il processo di vaccinazione di massa che soffre in tutto il mondo della scarsità e dei ritardi nelle consegne dei lotti vaccinali.

Attenzione ai linfociti-T

L’articolo su Nature (inglese) spiega anche come le diverse caratteristiche dei due vaccini portano a risposte differenti: mentre  i vaccini mRna stimolano risposte anticorpali più elevate, invece i vaccini a vettore virale hanno maggiore successo nello stimolare la risposta delle cellule T (linfociti-T).

Studi effettuati sui topi  suggeriscono che questo mix possa portare a livelli di immunizzazione totale più elevati, ma gli studi sull’uomo sono appena iniziati.

Pierpaolo Benini
Pierpaolo Benini

Giornalista - Webmaster - Fotografo