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Covid-19, perché si parla di un possibile “fenotipo endocrino”

glicemia controlloTra l’infezione da SARS-CoV-2 e malattie endocrine e metaboliche, come diabete e obesità, c’è un rapporto bidirezionale. Da un lato, infatti, queste condizioni aumentano il rischio di forme gravi di Covid-19 e dall’altro l’infezione stessa sembra incidere su alcuni parametri metabolici, come il controllo della glicemia.

Questo tema è stato affrontato all’edizione 2021 del congresso CUEM (Clinical Update in Endocrinologia e Metabolismo), svoltosi in modalità virtuale dal 1 al 3 luglio. Nell’incontro si è parlato di un possibile “fenotipo endocrino” del Covid-19.

Il fenotipo endocrino del Covid-19

Spiega Andrea Giustina, Co-Presidente del CUEM e Direttore dell’Istituto di Scienze Endocrine e Metaboliche dell’Università Vita-Salute San Raffaele e IRCCS Ospedale San Raffaele:

Abbiamo iniziato a pensare subito ad un fenotipo endocrino quando abbiamo ipotizzato sul British Medical Journal che la Vitamina D e la sua carenza fossero coinvolte nell’aumento della suscettibilità all’infezione e nei suoi esiti negativi nel nostro Paese. L’ipotesi si basava sul ruolo importante di questo ormone nel funzionamento del sistema immunitario e sul fatto che i pazienti ospedalizzati mostravano livelli molto bassi di vitamina D, in parte perché nei Paesi mediterranei come Italia e Spagna questa carenza è endemica nella popolazione anziana e in quella che vive nelle RSA. Nonostante l’origine della pandemia sia in Cina, Italia e Spagna sono state rapidamente coinvolte e hanno pagato il tributo più alto in termini di decessi (circa il 4% dei decessi da Covid a livello mondiale, fonte Gimbe, marzo 2021). Oltre all’interessamento polmonare, caratteristico del virus, sono state notate alterazioni dirette o indirette di organi, tessuti e molecole endocrine”.

Su questo tema è stata da poco pubblicata sulla rivista Endocrine una revisione narrativa, firmata dallo stesso Giustina.

La relazione bidirezionale tra diabete e Covid-19

I dati raccolti in diversi studi mostrano che i pazienti Covid con pregresso diabete sono a maggior rischio di ricovero e coinvolgimento polmonare più severo e i pazienti senza diabete pregresso possono svilupparlo durante o dopo il Covid-19. Gli esperti del CUEM fanno notare che una glicemia cronicamente elevata ha effetti negativi sul sistema immunitario e si associa ad un’infiammazione di basso grado, che predispone ad una eccessiva reazione infiammatoria in grado di peggiorare i danni respiratori.

Anche le cellule pancreatiche che esprimono il recettore ACE2, la ‘porta’ di ingresso del virus, possono essere bersaglio della malattia e quindi il SARS-CoV-2 può esercitare un ‘effetto diabetogeno’. Tanto che è stato creato CoviDIAB, un registro internazionale per raccogliere i casi di diabete connessi con l’infezione da SARS-CoV-2.

Maggiore esposizione alle fratture e carenze di calcio nei pazienti Covid-19

Tra i dati discussi dagli esperti al CUEM 2021 ci sono anche quelli che riguardano l’impatto del Covid-19 sulla salute delle ossa. Uno studio di Giustina e coll. pubblicato sul The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism ha valutato la presenza e l’impatto clinico delle fratture vertebrali in 114 pazienti Covid-19. Questo tipo di frattura si è verificato nel 35% dei pazienti che non avevano mai ricevuto diagnosi di osteoporosi. Inoltre, il tasso di mortalità complessiva risultava raddoppiato nei soggetti con fratture vertebrali toraciche e più elevato in coloro che avevano una frattura grave rispetto a quelli con fratture lievi o moderate.

Per quanto riguarda la correlazione tra Covid-19 e bassi livelli di calcio, come spiega il professore Ezio Ghigo, Co-Presidente del Congresso CUEM:

In uno studio monocentrico su oltre 500 pazienti, l’ipocalcemia è stata rilevata in tre quarti di essi, condizione che rappresenta un fattore di rischio indipendente per il ricovero in ospedale. Il calcio era già noto per svolgere un ruolo cruciale nel meccanismo d’azione dei virus avvolti come SARS-CoV-2, MERS ed Ebola in quanto necessario per la loro replicazione”.

Le raccomandazioni della Società Europea di Endocrinologia

L’European Society of Endocrinology ha pubblicato nel mese di maggio uno statement per la corretta gestione del fenotipo endocrino nella pandemia in cui si legge:

“Il diabete ha un ruolo importante in questo fenotipo poiché è una delle comorbidità più frequenti associate alla gravità e alla mortalità del COVID-19. Potrebbe essere necessaria un’attenta gestione, comprese le modifiche al trattamento, per proteggere i nostri pazienti con diabete noto dalle conseguenze più pericolose di COVID-19 o ricoverati in ospedale con Covid-19, ma anche nei pazienti con diabete di nuova insorgenza indotto da SARS-CoV-2. L’obesità aumenta la suscettibilità alla SARS-CoV-2 e il rischio di esito avverso del Covid-19. È necessario garantire un’adeguata gestione nutrizionale ai pazienti con obesità o denutrizione al fine di limitare la loro maggiore suscettibilità e gravità dell’infezione da Covid-19. Anche la mancanza di vitamina D, l’ipocalcemia e le fratture vertebrali sono emerse come risultati frequenti nella popolazione Covid-19 ospedalizzata e possono avere un impatto negativo sull’esito di tali pazienti. Inoltre, nei pazienti con insufficienza surrenalica può essere necessario un pronto adattamento delle dosi di glucocorticoidi. Inoltre, in questa dichiarazione aggiornata sono stati inclusi il ruolo degli ormoni sessuali e gli aspetti peculiari dell’ipofisi e della tiroide del Covid-19. Infine, in vista della vaccinazione di massa, dovrebbero essere considerate le potenziali implicazioni per i pazienti endocrini.”

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.