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Diabete e Covid-19 grave, i fattori che aumentano il rischio di morte

Nelle persone con diabete ricoverate in ospedale per Covid-19 la combinazione tra età avanzata e alti livelli di proteina C reattiva (PCR) triplica il rischio di morte entro sette giorni dopo il ricovero. Sono questi i dati dello studio retrospettivo ACCREDIT, presentati lo scorso 28 settembre al meeting annuale dell’European Association for the Study of Diabetes (EASD 2021).

Contrariamente ad altre ricerche in questo nuovo studio l’emoglobina glicata e l’indice di massa corporea (BMI) non sono fattori predittivi dell’esito di COVID-19.

Come sottolinea Daniel Kevin Llanera dell’Imperial College di Londra, Regno Unito, autore dello studio, in un comunicato stampa:

Entrambe queste variabili (età e PCR) sono facilmente disponibili al momento del ricovero in ospedale. Ciò significa che possiamo identificare all’inizio della loro degenza ospedaliera i pazienti che probabilmente richiederanno interventi più aggressivi per cercare di migliorare la sopravvivenza”.

Alcuni commenti non attribuiscono un valore di particolare novità ai dati di questo studio. Secondo Simon Heller, dell’Università di Sheffield, nel Regno Unito, questi risultati non fanno che confermare un dato già noto e cioè che l’età e un biomarker dell’infiammazione come la PCR aumentano i rischi di un esito infausto dell’infezione da Covid-19.

Aggiunge Heller:

in altri studi, l’età era il segno prognostico negativo schiacciante tra le persone con diabete, e forse il diabete a lungo termine ha effetti sul sistema immunitario che non abbiamo ancora identificato”.

Anche la malattia renale cronica peggiora la prognosi

Lo studio presentato all’EASD ha coinvolto 1004 pazienti con diabete ricoverati con Covid-19 in 7 ospedali nel nord-ovest dell’Inghilterra dal 1 gennaio al 30 giugno 2020. I pazienti avevano un’età media di 74,1 anni., il 60,7% era di sesso maschile.

Complessivamente, il 56,2% ha avuto complicanze macrovascolari e il 49,6% ha avuto complicanze microvascolari. L’outcome primario dello studio, morte entro 7 giorni dal ricovero, si è verificato nel 24% dei casi. Questi tassi sono superiori a quelli riscontrati negli studi precedenti, gli autori dello studio fanno notare che si tratta di un campione di popolazione caratterizzato da età avanzata e un alto tasso di deprivazione socioeconomica.

La malattia renale cronica nelle persone di età inferiore ai 70 anni ha aumentato il rischio di morte più del doppio (OR, 2,74), così come il diabete di tipo 2 rispetto ad altri tipi di diabete (OR, 2,52). Analogamente a studi precedenti, l’uso di inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina e di bloccanti del recettore dell’angiotensina II non era associato agli esiti di Covid-19, né lo era la presenza di complicanze legate al diabete.

Nell’analisi multivariata, la PCR e l’età sono emersi come i predittori più significativi dell’esito primario.

I dati per il controllo glicemico durante il periodo di ricovero non erano disponibili per questo studio, ha detto Llanera in risposta a una domanda.

Non abbiamo esaminato il controllo glicemico durante il ricovero, solo all’ingresso, quindi non posso rispondere se il controllo rigoroso del glucosio è di beneficio. Penso che valga la pena esplorare ulteriormente se l’uso dell’insulina per via endovenosa possa essere di beneficio”.

Llanera ha anche sottolineato che le persone con malattia renale diabetica sono in uno stato proinfiammatorio cronico e hanno una disregolazione immunitaria, che potenzialmente ostacola la loro capacità di combattere il virus.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.