Diabete tipo 1, nuovo sistema per la somministrazione automatica di insulina
Roche Diabetes Care ha annunciato la disponibilità anche in Italia di un nuovo sistema ibrido ad ansa chiusa per la somministrazione automatica di insulina (AID) alle persone con diabete tipo 1. Il dispositivo, chiamato DBLG1 System, integra il microinfusore Accu-Chek Insight, il sistema di monitoraggio in continuo del glucosio Dexcom G6 e l’algoritmo DBLG1 inserito in un dispositivo portatile.
Grazie all’algoritmo che auto-apprende, al microinfusore con elevata accuratezza di erogazione e a un sensore in grado di misurare ogni 5 minuti i livelli di glicemia, DBLG1 System è in grado di somministrare autonomamente i corretti quantitativi di insulina aumentando il tempo in cui il paziente riesce a stare in un range glicemico ottimale.
Paola Ponzani, Dirigente Medico Responsabile della SSD Diabetologia e Malattie Metaboliche ASL 4 Chiavarese (GE), spiega:
I sistemi ibridi ad ansa chiusa segnano un importante passo avanti nell’evoluzione verso il pancreas artificiale, permettendo l’erogazione automatica di insulina giorno e notte, in risposta ai valori glicemici riscontrati dal sensore, con la richiesta di intervento del paziente solo al momento del pasto, quando deve inserire la quantità di carboidrati assunti. Da un punto di vista clinico, questi sistemi, basati sull’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale, permettono di mantenere il paziente più a lungo all’interno del range glicemico considerato a target, ossia tra 70 e 180 mg/dl, di ridurre la variabilità glicemica e, soprattutto, le ipoglicemie. Per una persona con diabete questo vuol dire un miglioramento del proprio benessere e della qualità di vita, sia per il minor rischio di ipoglicemia sia per una riduzione del peso che comporta la gestione della propria malattia, ma nel lungo termine implica anche una riduzione del rischio di complicanze grazie al miglior compenso metabolico”.
“Gli studi clinici sul DBLG1 – continua Ponzani – hanno mostrato risultati molto promettenti. In particolare, si è osservato un aumento del 10 per cento che equivale a circa 2 ore al giorno, del tempo trascorso dal paziente nel range target e una riduzione del 2 per cento del tempo trascorso in ipoglicemia, ossia 30 minuti in meno al giorno. Nella mia esperienza questi risultati confermano l’impatto positivo sulla qualità di vita dei miei pazienti”.