Disturbi alimentari tra i giovani in aumento durante la pandemia
Nell’ultimo anno i casi di disturbi alimentari sono aumentati in media del 30% rispetto all’anno precedente con un abbassamento della fascia di età (13-16 anni) e un incremento delle diagnosi soprattutto di anoressia nervosa. Lo segnalano i centri multidisciplinari, pubblici e privati, affiliati all’ADI – Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica.
I dati sono stati presentati in occasione della “X Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla”, dedicata alla sensibilizzazione e alla prevenzione dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA). Secondo i dati più recenti del Ministero della Salute in Italia sono circa 3 milioni i giovani che soffrono di DNA di cui il 95,9% sono donne e il 4,1% uomini. L’incidenza dell’anoressia nervosa (AN) è stimata per il sesso femminile in almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno, e fra lo 0.02 e 1.4 nuovi casi nel sesso maschile. Quella della bulimia nervosa (BN) è stimata in almeno 12 nuovi casi per 100.000 persone, in un anno per il genere femminile e di circa 0.8 nuovi casi per 100.000 persone, in un anno per il genere maschile.
Disturbi alimentari e fattori scatenanti
“I disturbi alimentari sono determinati da diverse concause di natura biologica, psicologica, sociale sui quali agiscono altri fattori “scatenanti” come situazioni particolari di stress – spiega Carmela Bagnato, segretario ADI – Il lockdown ha favorito soprattutto nei ragazzi l’instaurarsi di alcuni di questi fattori quali l’isolamento sociale, le incognite sul rientro a scuola, i dispositivi e le regole di prevenzione, il distanziamento forzato dai loro coetanei, la paura del contagio che si associa spesso alla sensazione di non avere il controllo della situazione.”
“I disturbi alimentari se non riconosciuti in tempo e non curati in modo appropriato possono diventare cronici e nel peggiore dei casi portare alla morte – sottolinea Massimo Vincenzi, componente per ADI del Tavolo Tecnico del Ministero della Salute per la riabilitazione nutrizionale dei disturbi alimentari – Sia le persone obese che le persone sottopeso con un disturbo alimentare hanno normalmente un rischio maggiore di sviluppare complicanze mediche associate alla malnutrizione; tali rischi potrebbero aggravarsi in presenza di COVID-19”.
“È utile sottolineare che i disturbi alimentari non sono scelte di vita più o meno bizzarre, ma importanti disturbi mentali che possono indurre chi ne è affetto ad assumere limitatissime quantità di cibo o viceversa ad abbuffarsi in modo incontrollato – precisa Annalisa Maghetti, Presidente ADI Emilia Romagna – La diagnosi precoce e il trattamento multidisciplinare sono le uniche strade da percorrere per contrastare l’aumento di queste patologie. Una diagnosi di disturbo alimentare è una situazione di straordinaria rilevanza che sconvolge il funzionamento personale dei pazienti e del gruppo familiare. Per questo le figure parentali non sono da biasimare, ma possono invece diventare valide alleate dei pazienti e degli operatori durante il percorso di cura, se sostenute ed indirizzate adeguatamente soprattutto in un periodo difficile come questo”.