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cuore

Dopo l’infarto, sette anni di vita in più con uno stile di vita sano

Seguire la terapia farmacologica prescritta e cambiare stile di vita dopo un attacco cardiaco può abbassare il rischio di un altro attacco e aumentare gli anni di vita senza patologie cardiovascolari. Lo suggerisce una ricerca presentata al congresso della Società europea di cardiologia (ESC 2021), che ha applicato un modello di previsione del rischio a una popolazione di pazienti dopo un attacco cardiaco.

Un modello per calcolare i vantaggi di un cambiamento dello stile di vita

Lo studio ha utilizzato i dati clinici di 3.230 pazienti, con un pregresso infarto del miocardio oppure con stent o bypass. L’età media dei pazienti arruolati nello studio era di 61 anni e il 24% erano donne. In media un anno dopo l’evento cardiaco i fattori di rischio CV erano ancora presenti nella maggioranza dei pazienti. Quasi uno su tre (30%) ha continuato a fumare, il 79% era in sovrappeso e il 45% aveva un’attività fisica insufficiente. Solo il 2% ha raggiunto gli obiettivi di trattamento per la pressione sanguigna, il colesterolo LDL e i livelli di glucosio, con il 40% di pressione alta e il 65% di colesterolo LDL alto. Le terapie farmacologiche di prevenzione erano invece meglio accettate: l’87% utilizzava farmaci antitrombotici, l’85% assumeva farmaci ipolipemizzanti e l’86% assumeva farmaci ipotensivi.

Utilizzando il modello SMART-REACH, i ricercatori hanno calcolato il rischio di un nuovo infarto, ictus o morte per malattie cardiovascolari e hanno provato a stimare il vantaggio in termini di numero di anni senza eventi cardiaci con un miglioramento dello stile di vita e un’aderenza ottimale alla terapia farmacologica.

Il modello SMART-REACH include i seguenti obiettivi:

  1. cessazione del fumo;
  2. terapia antitrombotica con due farmaci antiaggreganti;
  3. farmaci ipolipemizzanti (statine ad alta intensità, ezetimibe e inibitore PCSK9);
  4. pressione arteriosa sistolica inferiore a 120 mmHg;
  5. se diabetico, uso di GLP1-agonista e inibitore SGLT2 e glicemia controllata (HbA1c <48 mmol/mol).

La popolazione esaminata ha un rischio stimato di nuovi eventi CV o morte del 54%. Il che significa che la metà dei pazienti avrebbe avuto un infarto, un ictus o sarebbe morta per malattie CV. Con un trattamento ottimizzato per soddisfare tutti gli obiettivi del modello, il rischio medio scenderebbe al 21% (un paziente su cinque).

L’autrice dello studio Tinka Van Trier del Centro medico universitario di Amsterdam (Paesi Bassi), chiarisce

I risultati del nostro studio mostrano che, nonostante gli attuali sforzi per ridurre la probabilità di nuovi eventi dopo un infarto, c’è un notevole margine di miglioramento. La nostra analisi suggerisce che il rischio di un altro evento cardiovascolare potrebbe, in media, essere dimezzato se le terapie fossero applicate o intensificate. Per i singoli pazienti, ciò si tradurrebbe in un guadagno medio di 7,5 anni senza eventi”

Aggiunge Van Trier:

Il modello non incorpora tutti i consigli sullo stile di vita poiché mancano dati quantitativi per calcolare i guadagni in anni di vita sani. Ma ciò non significa che le raccomandazioni che riguardano la dieta sana, il controllo del peso e l’attività fisica regolare siano meno importanti per ridurre il rischio cardiovascolare”.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.