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Telemedicina, perché e come cambierà l’ambulatorio del MMG

Dal dicembre 2020 la telemedicina è entrata nel sistema sanitario nazionale a tutti gli effetti, con l’approvazione in Conferenza Stato-Regioni delle nuove indicazioni nazionali sulle prestazioni a distanza che vanno ad integrare le Linee Guida già approvate nel 2014.

“Con la telemedicina e la digital medicine si sta aprendo un nuovo capitolo del mondo medico che ancora non conosciamo e al quale dovremmo a lungo addestrarci per vincere una sfida che richiede impegno, sia per migliorare i processi di cura sia per ampliare la relazione medico e paziente”, afferma Ovidio Brignoli, Vice presidente di SIMG Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie.

“La telemedicina – aggiunge Alberto Aronica, Vice Presidente della Cooperativa Medici Milano Centro e referente scientifico dell’area Progetti e Ricerca del CO.S – Consorzio Nazionale delle Cooperative, (40 cooperative affiliate in Italia) – va vista come una rete virtuosa, integrata al territorio e fortemente connessa ai servizi del territorio per una vera connected care, ove i MMG sono dotati di strumenti che permettano di seguire il 90% delle patologie dei propri pazienti che sono perlopiù patologie croniche, in modo integrato e digitale, lasciando le acuzie agli ospedali”.

L’esperienza della Cooperativa Medici Milano Centro

“Nel mio studio – spiega Alberto Aronica – siamo 6 medici, di norma si rivolgono a noi circa 8500 pazienti. Nella prima ondata di COVID-19 della primavera scorsa, sono stati circa 150 i pazienti con COVID-19 che abbiamo tenuto in casa, seguendoli e monitorizzandoli grazie ad una applicazione di telemedicina”.

“La nostra piattaforma di telemedicina è user friendly e gratuita – continua Alberto Aronica –  sia per i pazienti sia per il medico di medicina generale. Alla piattaforma si accede dopo richiesta di appuntamento da parte del paziente, che sceglierà il medico e aderirà alla liberatoria della privacy.

In seguito, verranno inseriti i dati e i referti del paziente, come ad esempio gli esami del sangue o altri referti, che potranno essere condivisi anche in sede di televisita. Oltre a questi, potranno essere visionati contemporaneamente alla televisita, anche i grafici che nel tempo, si saranno generati dai dati inseriti giornalmente dal paziente; come ad esempio i valori di saturazione di Ossigeno, di pressione arteriosa e di glicemia. Nel caso in cui, tali valori superino la soglia, impostata ad hoc dal MMG per quel paziente, lo stesso medico di riferimento riceverà un alert e chiamerà il paziente per approfondire il suo stato di salute; ed eventualmente, potrà chiamare l’ambulanza o prescrivere approfondimenti.

In questo modo, si gestisce la cura dei pazienti in maniera più efficiente e tempestiva tanto da far sentire il paziente stesso più sicuro e tutelato, sgravando, di tutti quegli accessi al pronto soccorso non in acuzie. La piattaforma di telemedicina, permette inoltre il teleconsulto con medici specialisti, la teleassitenza per la presa in carico della persona fragile o anziana a domicilio, la tele-cooperazione sanitaria con le professioni sanitarie connesse.”

Telemedicina e MMG, come organizzarla?

“Per poter esercitare un’azione di telemonitoraggio da parte di un MMG per patologie croniche – spiega Ovidio Brignoli – sono sufficienti delle apparecchiature come un PC, un monitor e una piattaforma informativa, oltre al personale adeguatamente formato. Anche il paziente deve essere in possesso degli strumenti necessari, come uno smarphone o un PC con videocamera, poiché senza quest’ultima non può avvenire la televisita o il telemonitoraggio, che, devono essere strumenti a loro volta inseriti in uno specifico contesto di PDTA – PAI.

Attraverso il gestore della piattaforma di telemedicina e a seconda del Piano di cure personalizzato, un’infermiera o una persona adeguatamente formata chiama periodicamente il paziente; ad esempio, una volta al mese, o ogni 15 giorni o una volta alla settimana, il tutto deve avvenire a norma di riservatezza, segretezza e privacy che devono essere garantite dalla piattaforma.  L’operatore chiederà i valori di riferimento del periodo; ad esempio, glicemia per le persone con diabete e porrà un’altra serie di domande inerenti al monitoraggio della patologia specifica. In base ad uno ‘score’ determinato da questi valori inseriti, si potrà capire se il paziente è in equilibrio o ha la necessità di una visita infermieristica, medica o deve recarsi in ospedale.

Nel ‘mezzo’ c’è il rapporto visivo con il paziente: il medico può vedere il colorito, le mucose, come il paziente si muove, se risponde ed è lucido. Ogni patologia cronica ha un proprio percorso, quindi di fatto, stiamo erogando una terapia personalizzata sulla base di un contatto visivo e di un piano programmato per ogni singola persona-paziente.

“La telemedicina risulta essere quindi una medicina pro-attiva, dove non è il paziente che viene in studio, ma siamo noi MMG che chiamiamo il paziente. Per quanto riguarda i rischi – conclude Ovidio Brignoli – bisogna evitare di pensare che essendoci questi mezzi non si vada più a fare delle visite in presenza, poiché c’è sempre la necessità di mettere le mani sulla pancia del paziente e di usare il fonendoscopio”.

Le indicazioni della Conferenza Stato-Regioni e le dichiarazioni di Draghi

“La pandemia da Covid-19 – come si legge nel testo dell’accordo – ha reso indispensabile ripensare l’organizzazione del SSN, in particolare a livello territoriale. In tale situazione l’attivazione degli strumenti di sanità digitale rappresenta un’opportunità unica per un servizio sanitario più in linea con i tempi e le necessità individuali e dell’organizzazione. In questo momento storico è essenziale un rinnovamento organizzativo e culturale teso ad una diffusa ed uniforme traduzione operativa dei principi di primary health care raccomandati dall’OMS e la riorganizzazione delle attività sanitarie, clinico-assistenziali e di riabilitazione deve poter garantire contemporaneamente la massima continuità assistenziale ed empowerment del paziente, con il minimo rischio di diffusione del virus ad utenti, operatori e familiari;

Le prestazioni in telemedicina con questo accordo, vengono equiparate, di fatto, alle analoghe prestazioni erogate in presenza; equiparando anche le responsabilità legali del medico e delle strutture che erogano il servizio.

La telemedicina entra anche nel programma del governo di Mario Draghi, che ne parla nella dichiarazione programmatica del 17 febbraio.

“Il punto centrale – afferma Draghi – è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base: case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria”.

“È questa la strada per rendere realmente esigibili i “Livelli essenziali di assistenza” e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata”.

Oggi, a che punto siamo?

«La telemedicina oggi – afferma Sergio Pillon, direttore medico del Centro Internazionale Radio Medico (CIRM) – è al punto dove ci ha portato il Covid-19, che ha dato un notevole impulso all’utilizzo delle nuove tecnologie anche nella sanità. La visita a distanza, cioè una televisita è la possibilità di essere seguiti a distanza come telemonitoraggio ed è proprio quello che è stato fatto in questa pandemia con pazienti Covid-19 che sono stati seguiti da casa. Si dice invece teleconsulto, quando due medici si parlano da remoto a proposito di un paziente, o un infermiere che si mette in contatto con un medico, intanto che si trova con il paziente per discutere del caso, o ancora, un medico di medicina generale che interagisce da remoto con uno specialista.”

“Le Regioni hanno definito un tariffario –continua Sergio Pillon – stabilendo che il valore di una televisita fosse lo stesso di una visita in presenza. Le prime Regioni a dotarsi di questo strumento sono state: il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana e la Lombardia. Infine il Lazio, che si è dotato di una delle legislazioni più innovative sulla televisita; infatti, ha definito anche degli indirizzi molto precisi, come ad esempio, per la televisita, debba essere una visita di controllo e non una ‘prima visita’, poiché un paziente lo devi conoscere, prima di poter fare una televisita.»

«Una visita è seguita spesso da una diagnosi – specifica Sergio Pillon – a volte è un approfondimento diagnostico, a volte è per la prescrizione di una terapia; ci sono anche casi in cui una terapia può essere prescritta dopo una visita a distanza, altre volte invece, non può essere prescritta. Inoltre, bisogna cominciare a formare i medici a diventare dei bravi telemedici; perchè essere bravi medici non vuol dire necessariamente essere competenti nel fare una televisita”.

“Va formato anche tutto il personale sanitario a partire dagli infermieri e l’azienda sanitaria; formare chi governa il sistema. Dobbiamo fare in modo che si formino anche alla gestione di queste nuove tecnologie i primari, i capi dipartimento e i direttori generali.  Ad oggi, l’unico strumento che abbiamo a disposizione sono i corsi ecm di aggiornamento professionale dei medici.”

“C’è bisogno che si muova anche l’università e che si colga l’occasione per realizzare dei corsi di specializzazione per questo tipo di competenze. Perché queste competenze sono venute per restare –conclude Sergio Pillon”.

Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.