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Celiachia e funzionalità epatica, un rapporto bidirezionale

La celiachia è una malattia immunomediata, causata da un’intolleranza al glutine, che può interessare diversi organi. Per quanto riguarda il fegato è di comune riscontro nei soggetti celiaci una condizione di infiammazione moderata, che generalmente viene risolta dalla dieta senza glutine.

Quando viene diagnosticata la celiachia in una percentuale variabile di soggetti si riscontrano valori alterati di funzionalità epatica, con transaminasi alte, che vengono considerati una delle più comuni manifestazioni extraintestinali della celiachia.

La causa più comune di questa alterazione è una forma epatite infiammatoria (epatite celiaca), che è caratterizzata da ipertransaminasemia isolata, con alterazioni istologiche lievi. Per aver la conferma che sia questa la causa dell’alterazione del fegato occorre verificare se i valori rientrano nella norma dopo che il paziente con una nuova diagnosi di celiachia ha iniziato la dieta senza glutine. I tempi della normalizzazione sono variabili, generalmente occorrono sei mesi. Se persistono valori alterati occorrono altri esami per verificare l’eventuale presenza di altre malattie del fegato su base immunitaria.

Tutta questa tematica è stata recentemente ripresa in una nuova metanalisi condotta da ricercatori della Cleveland Clinic, centro medico universitario americano e pubblicata sulla rivista Digestive Diseases and Sciences.

Uno studio su test epatici e nuova diagnosi di celiachia

I ricercatori hanno notato che negli studi precedenti la prevalenza di test epatici con transaminasi alte in pazienti celiaci variava dal 2 al 70% e si sono quindi posti l’obiettivo di valutare con più precisione la prevalenza di marcatori epatici alterati al momento della diagnosi di malattia celiaca (CD) e la risposta di questi parametri alla dieta senza glutine (gluten free diet GFD).

Per la metanalisi sono stati selezionati gli studi che riportano la valutazione delle transaminasi (aspartato aminotransferasi [AST] e alanina aminotransferasi [ALT]) nei pazienti con CD, con l’esclusione degli studi con meno di 50 casi o in popolazioni pediatriche.

In 20 studi sono stati riscontrati valori elevati di transaminasi in 4.265 soggetti con una nuova diagnosi di celiachia. La prevalenza di transaminasi elevata era del 18,7% (IC 95% 13,8-24,8).

Nella grande maggioranza dei casi, 83,1% (IC 95% 73,4-89,7), i valori si sono normalizzati con una dieta senza glutine. L’età alla diagnosi, il sesso, e la stadiazione secondo Marsh della malattia non hanno influito sulla prevalenza di transaminasi alte.

Infine in 979 soggetti è stato riscontrato un aumento delle transaminasi non spiegabile con altri fattori. Tra questi pazienti si è riscontrata una prevalenza della celiachia del 6,4% (IC 95% 2,9-10,3) diagnosticate con esame sierologico e del 4,5% (IC 95% 2,6-7,7) mediante biopsia.

Gli autori concludono:

In circa un quinto dei soggetti con una nuova diagnosi di celiachia si riscontrano transaminasi alte, che, nella maggioranza dei casi, si normalizzano con la dieta senza glutine. L’età, il sesso e il grado di danno intestinale non sono predittivi di transaminasi elevate.”

Secondo gli autori inoltre dovrebbero essere eseguiti esami per la valutazione della funzionalità epatica ai soggetti celiaci, che vanno ripetuti dopo l’adozione di una dieta senza glutine. Infine i soggetti con valori elevati di transaminasi senza una causa nota dovrebbero essere sottoposti a test di screening per la celiachia.

In collaborazione con Dr. Schär

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.