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Covid-19, anticorpi monoclonali in combinazione per pazienti a rischio

Durante la recente pandemia di Covid-19 si è posta spesso l’attenzione ai pazienti con sistema immunitario compromesso o comunque ad alto rischio di andare incontro a una malattia grave, come le persone affette da leucemia linfatica cronica, da immunodeficienze primitive o acquisite o quelle sottoposte a trattamenti immunosoppressivi.

Per questa popolazione di pazienti è indicato il trattamento con una combinazione di due anticorpi monoclonali a lunga durata d’azione sviluppati da Astrazeneca, tixagevimab e cilgavimab, che hanno ricevuto ora l’approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per l’utilizzo preventivo. Si tratta, nello specifico, un’autorizzazione per la profilassi pre-esposizione al Covid-19 in soggetti di età pari o superiore a 12 anni con compromissione immunitaria da moderata a grave dovuta a una condizione medica o a farmaci immunosoppressivi e che potrebbero non sviluppare una risposta immunitaria adeguata alla vaccinazione anti Covid-19, e per le persone per le quali l’immunizzazione non è raccomandata. Sono esclusi i soggetti infetti o avere avuto una recente esposizione nota con una persona con infezione da SARS-CoV-2.

Nel trial clinico si è ridotto dell’83% il rischio di sviluppare la malattia in forma sintomatica

La combinazione dei due anticorpi ha mostrato un favorevole profilo di efficacia e sicurezza nell’ambito dello studio di fase 3 denominato PROVENT su circa 5200 soggetti. L’analisi dei dati ha mostrato ha mostrato una riduzione statisticamente significativa, pari all’83%, del rischio di sviluppare la malattia in forma sintomatica, con una protezione che continua per almeno sei mesi dopo una singola dose.

Giovanni Di Perri, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie Infettive dell’Università di Torino e Responsabile della Divisione Universitaria di Malattie Infettive all’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, ha spiegato :

Tixagevimab e cilgavimab sono stati sviluppati per legarsi a due siti distinti sulla proteina spike di SARS-CoV-2: la combinazione impedisce al virus di entrare nelle cellule del corpo e di causare l’infezione. Poiché i due anticorpi si attaccano a parti diverse della proteina, il loro utilizzo in combinazione può essere più efficace e i dati di fase III disponibili dimostrano inoltre una protezione a lungo termine nella popolazione ad alto rischio di contrarre il Covid anche con una sola dose”.

Particolarmente rilevante il fatto che la combinazione di anticorpi mantenga l’efficacia nel neutralizzare le varianti finora note, inclusa Omicron, almeno stando ai dati di tre studi indipendenti condotti di recente.

“La capacità di neutralizzazione della combinazione rientra nel range dei livelli di anticorpi neutralizzanti riscontrati in individui infettati dal Covid-19 e guariti naturalmente”, ha concluso Di Perri. “I dati sono concordi nel dimostrare che la combinazione di questi due anticorpi a elevata concentrazione mantiene un’attività neutralizzante contro la variante Omicron a un livello tale da continuare a fornire benefici”

Folco Claudi
Folco Claudi

Giornalista medico scientifico