Skip to content
farmacia donna

Farmaci equivalenti e biosimilari nella percezione degli italiani

  • Alessandro Visca
  • Sanità

“In Italia il mercato dei generici equivalenti è ancora molto distante dall’Europa, soprattutto da Paesi come il Regno Unito o la Germania.” Lo ha ricordato Michele Uda, Direttore Generale di Egualia, l’associazione dei produttori di farmaci generici, alla presentazione del volume: “Equivalenti e biosimilari. Il futuro dei farmaci passa da qui”, un progetto editoriale curato dal giornalista Claudio Barnini e realizzato grazie al contributo non condizionato di EG STADA Group.

“In un mondo come quello attuale – spiega Barnini, dove in Rete circola di tutto in tema di salute, spesso purtroppo senza alcuna base scientifica, ho pensato che fare chiarezza sui concetti di farmaco equivalente e biosimilare fosse quanto mai utile e importante.”

La mancata espansione del mercato dei generici è un dato che pesa soprattutto sulle tasche dei cittadini: “Nel 2020 – spiega Michele Uda – i farmaci a brevetto scaduto hanno assorbito nel nostro Paese l’85% della farmaceutica convenzionata a volumi (68% a valori), ma il consumo dei generici equivalenti è rimasto di fatto stazionario, assorbendo il 22,46% del totale del mercato a confezioni e il 14,5% del mercato a valori. E i cittadini hanno pagato ancora una volta di tasca propria circa 1 miliardo di differenziale di prezzo per ritirare il brand invece del generico-equivalente e la spesa più elevata è stata nuovamente registrata nelle Regioni a reddito pro-capite più basso.”

Pregiudizi e resistenze culturali

Tra le cause del ridotto consumo di medicinali equivalenti nel nostro Paese ci sono ancora pregiudizi, resistenze culturali e percezioni distorte riguardo questa categoria di farmaci. Una ricerca condotta da Elma Research rivela che, nonostante i medicinali unbranded siano ormai entrati nell’esperienza quotidiana dei cittadini, nell’uso comune parole quali “farmaci equivalenti”, “brevetto”, “eccipienti” e “principio attivo” sono spesso utilizzate con scarsa consapevolezza e cognizione di causa.

L’analisi semiologica indica il peso che hanno le parole nelle scelte di consumo. Nella considerazione generale dei cittadini, il vocabolo “equivalente” identifica un farmaco che ha lo stesso valore di un altro, pur avendo un costo economico più basso. Ciò crea un cortocircuito semantico nella fase di giudizio, giudizio legato al fatto che siamo immersi in una cultura in cui il denaro è il metro universale per dare “valore” alle cose. E ancora: il termine “generico”, ancora molto diffuso tra i pazienti, contribuisce a creare “disvalore” del farmaco unbranded, in quanto evoca valori negativi di “efficacia generica”, “approssimata” di un prodotto che non agisce in modo ottimale.

Biosimilari incremento nei consumi, ma con forti differenze regionali

Diversamente da quanto si registra per i farmaci equivalenti, l’Italia detiene il primo posto in Europa per consumo di biosimilari e il secondo per spesa dopo il Regno Unito. Se da una parte, però, a livello nazionale si è assistito a un incremento dei consumi, dall’altra, si rileva una situazione a macchia di leopardo, con una frammentazione regionale, con grandi differenze sia in termini di penetrazione che di prezzi, e con una notevole eterogeneità a seconda del tipo di molecola, a svantaggio di quelle il cui brevetto è di più recente introduzione, a dimostrazione di una certa difficoltà a modificare i comportamenti prescrittivi dei farmaci biologici. Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Microeconomia, all’Università di Roma “Tor vergata” spiega:

Sicuramente i biosimilari rappresentano l’esempio paradigmatico del disinvestimento. Uno studio recente del EEHTA-CEIS (Mennini FS et al., 2021) ha evidenziato l’impatto di spesa che i biosimilari attualmente disponibili in Italia hanno avuto sulla spesa del SSN tra il 2015 ed il 2020. il modello ha stimato una riduzione di spesa cumulata al 2020 pari a circa 769 milioni di euro. Da questi risultati emerge con forza come i biosimilari rappresentano uno strumento importante per garantire da una parte il tanto decantato disinvestimento e dall’altra per liberare risorse a supporto di terapie innovative (efficienza allocativa statica).”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.