Skip to content
ecografia

Gotta, l’ecografia aiuta a prevedere le riacutizzazioni

Prevedere il rischio di riacutizzazioni e ridurne la comparsa sono le due sfide principali nella gestione della gotta. Un nuovo studio osservazionale prospettico condotto in Italia, pubblicato sulla rivista Rheumatology dimostra che l’aggiunta di un test con ultrasuoni all’esame clinico aiuta a valutare la probabilità di future riacutizzazioni della gotta.

Un risultato di grande interesse considerando che l’ecografia può essere utilizzata per scansionare più articolazioni, è un test a basso costo e privo di radiazioni, facilmente integrabile nella pratica clinica. Gli autori dello studio sottolineano:

abbiamo dimostrato che i risultati degli ultrasuoni hanno fornito un valore aggiuntivo rispetto ai dati clinici nella stima del rischio di riacutizzazioni. Inoltre, abbiamo riportato un’associazione tra i risultati degli ultrasuoni in un’articolazione e il verificarsi di riacutizzazioni della gotta nella stessa articolazione.”

Lo studio

I ricercatori del Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari, Clinica Reumatologica dell’Università Politecnica delle Marche, hanno arruolato 81 pazienti con gotta e li hanno seguiti per 12 mesi.

Lo studio ha messo a confronto i casi che hanno sviluppato almeno una riacutizzazione entro 12 mesi con i controlli che non hanno riportato riacutizzazioni nello stesso periodo. Sono stati esclusi i pazienti con diagnosi di altre artriti infiammatorie e quelli con malattia da deposito di pirofosfato di calcio. I 71 partecipanti che hanno completato lo studio avevano in media 60 anni ed erano tutti maschi, tranne uno. Tutti i partecipanti erano stati in terapia per abbassare l’urato per almeno 6 mesi e non avevano avuto riacutizzazioni di gotta in 4 settimane.

Il metodo dello studio

All’inizio dello studio tutti i partecipanti sono stati sottoposti a esame fisico ed ecografia di gomiti, polsi, articolazioni metacarpo-falangee, ginocchia, caviglie e articolazioni metatarso-falangee da un membro del gruppo di ricerca che non conosceva i dati clinici e di laboratorio.

Gli indicatori specifici agli ultrasuoni dei depositi di cristalli di urato monosodico (UMS) sono stati registrati come presenti o assenti, ed è stato poi sommato il punteggio del’infiammazione rilevata con segnale Power Doppler.

A intervalli di 6 mesi è stata fatta una valutazione clinica di tutti i partecipanti da un secondo ricercatore che non conosceva i risultati degli ultrasuoni. Durante queste visite sono state registrate le riacutizzazioni della gotta, in base ad almeno tre di questi quattro criteri: riacutizzazione segnalata dal paziente, punteggio del dolore a riposo superiore a 3 su una scala 0-10, almeno un’articolazione gonfia e almeno un’articolazione calda.

I risultati

In base a questi criteri, 20 su 71 partecipanti (42,3%) hanno avuto almeno una riacutizzazione nell’arco di 12 mesi, con una media di 2,0 riacutizzazioni.

I pazienti con riacutizzazione della gotta avevano un punteggio totale medio degli ultrasuoni e Power Doppler superiore rispetto ai controlli, rispettivamente 5,0 vs 2,0; P = .01 e 3,0 vs 0; P <.01.

In un’analisi multivariata, i punteggi degli ultrasuoni indicanti i depositi di USM e l’infiammazione erano significativamente collegati al verificarsi di riacutizzazioni. L’odds ratio aggiustato (aOR) per il punteggio USM totale era 1,75 (IC 95%, 1,26 – 2,43) e per il punteggio Power Doppler era 1,63 (IC 95%, 1,12 – 2,40).

In un’ulteriore un’analisi multivariata, gli stessi punteggi erano significativamente collegati al numero di riacutizzazioni. Il rapporto di rischio di incidenza (aIRR) per il punteggio UMS totale aggiustato era 1,17 (IC 95%, 1,08 – 1,26) e per il punteggio Power Doppler era 1,29 (IC 95%, 1,19 – 1,40).

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.