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Telemedicina

La telemedicina nello studio del Medico di Medicina Generale

La telemedicina viene spesso citata come strumento fondamentale per la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria sul territorio. Razionalizzazione dell’assistenza, con alleggerimento del carico burocratico per i medici, monitoraggio a distanza dei pazienti cronici, con meno accessi ad ambulatori e ospedali, facilitazione della comunicazione fra ospedale e territorio. Sono solo alcuni degli obiettivi strategici per il Sistema sanitario nazionale (SSN) che potenzialmente possono beneficiare della telemedicina.

La medicina di famiglia sembra quindi al centro di un processo di trasformazione che non riguarda solo gli aspetti burocratico-gestionali (fascicolo sanitario elettronico, ricetta smaterializzata ecc.) ma anche l’attività clinica del medico di Medicina generale (MMG), con televisite, teleconsulti, monitoraggio a distanza.

Si tratta di modalità già sperimentate in diverse situazioni locali e che hanno avuto un impulso dalle necessità imposte dalla pandemia di Covid-19.

Tuttavia, per arrivare a una reale applicazione diffusa della telemedicina la strada ancora lunga. Le questioni aperte non sono poche e vanno dagli aspetti normativi, legali ed economici, all’organizzazione dell’ambulatorio del MMG per supportare adeguatamente queste attività.

Che cos’è la telemedicina e come è normata attualmente in Italia

Innanzitutto è bene dare qualche coordinata per inquadrare una tematica che negli ultimi anni, anche sulla scorta di una continua evoluzione tecnologica è profondamente cambiata.

Si può partire da una relazione del 2008 della Commissione Europea EU (COM 2008/689) che definisce la telemedicina come: “prestazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso alle ITC, in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località. Essa comporta la trasmissione sicura di informazioni e dati di carattere medico grazie a testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il successivo controllo dei pazienti”.

Nel 2017 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) introduce il concetto di digital health (medicina digitale), termine che comprende l’e-health e altre aree in sviluppo come l’uso delle scienze informatiche avanzate (per esempio i big data, la genomica e l’intelligenza artificiale).

Per l’Italia la novità più importante che riguarda il SSN è l’approvazione in Conferenza Stato-Regioni delle nuove indicazioni nazionali sulle prestazioni a distanza che vanno ad integrare le Linee Guida già approvate nel 2014.

Le prestazioni in telemedicina con questo accordo, vengono equiparate, di fatto, alle analoghe prestazioni erogate in presenza; equiparando anche le responsabilità legali del medico e delle strutture che erogano il servizio. Inoltre, nel gennaio di quest’anno l’Agenas è stata nominata Agenzia nazionale per la digitalizzazione dei servizi e dei processi nella sanità con compiti di coordinamento e di indirizzo tra tutte le agenzie nazionali e le Regioni per lo sviluppo della sanità digitale.

Come dovrebbe organizzarsi il MMG?

A fronte di questo quadro normativo e organizzativo, ancora incompleto ma in rapido sviluppo, come può cominciare a organizzarsi il medico di Medicina generale per utilizzare le tecnologie digitali? Secondo Giuseppe Rivolta (vedi intervista) MMG, segretario regionale SNAMI Lombardia, che ha partecipato anche a un tavolo europeo sull’e-health, non occorre partire con grandi investimenti.

“Si può cominciare già con quello che abbiamo – spiega Rivolta che ha recentemente partecipato a un tavolo europeo sulla e-health – con i mezzi di comunicazione che utilizziamo tutti i giorni, come le videochiamate con i telefonini, le teleconferenze, utilizzando anche gli strumenti elettronici per lo scambio di dati con gli specialisti, possibilmente con decoder che garantiscano la sicurezza”.

In ogni caso, la gestione di queste nuove modalità implica un ripensamento dell’organizzazione dell’ambulatorio.

“Naturalmente occorre organizzarsi – conferma Paola Pedrini (vedi intervista), segretario regionale della FIMMG. Per poter utilizzare bene questi strumenti il medico di famiglia deve avere il supporto di personale amministrativo e infermieristico, che lo aiuti nell’organizzazione dell’assistenza a distanza, e in questo senso la medicina di gruppo può essere una soluzione”.

In realtà esperienze pilota sull’utilizzo della telemedicina, con il coinvolgimento di medici di famiglia ci sono già state. “In Lombardia – conferma Pedrini – è stata fatta un’esperienza di gestione di pazienti cronici che ha coinvolto anche MMG e ha dato buoni risultati, anche se poi si è passati ad altri modelli di gestione e attualmente non ci sono progetti in corso sulla telemedicina, che coinvolgano il medico di medicina generale”.

Ci sono però anche esempi di medici che si sono organizzati in forma cooperativa come quella del dottor Alberto Aronica (Box 1), Vice Presidente della Cooperativa Medici Milano Centro e referente scientifico dell’area Progetti e Ricerca del CO.S – Consorzio Nazionale delle Cooperative (40 cooperative affiliate in Italia).

nel mio studio – spiega Aronica – siamo 6 medici, e di norma si rivolgono a noi circa 8.500 assistiti. Nella prima ondata pandemica, sono stati circa 150 i pazienti con COVID-19 che abbiamo tenuto in casa, seguendoli e monitorandoli grazie ad un’applicazione di telemedicina. La nostra piattaforma di telemedicina è user friendly e gratuita sia per i pazienti sia per il MMG. Alla piattaforma si accede dopo richiesta di appuntamento da parte del paziente, che sceglierà il medico e aderirà alla liberatoria sulla privacy. In seguito, verranno inseriti i dati e i referti del paziente, come ad esempio gli esami del sangue o altri, che potranno essere condivisi anche in sede di televisita. Oltre a questi, potranno essere visionati anche i grafici che nel tempo, si saranno generati dai dati inseriti giornalmente dal paziente, come ad esempio i valori di saturazione di ossigeno, della pressione arteriosa e della glicemia. Nel caso in cui tali valori superino la soglia, impostata ad hoc dal MMG per quel paziente, lo stesso medico riceverà un alert e chiamerà il paziente ed eventualmente potrà chiamare l’ambulanza o prescrivere approfondimenti. In questo modo, si gestisce la cura dei pazienti in maniera più efficiente e tempestiva tanto da far sentire il paziente stesso più sicuro e tutelato, sgravando, di tutti quegli accessi al PS non in acuzie. La piattaforma permette inoltre il teleconsulto con medici specialisti, la teleassistenza per la presa in carico della persona fragile o anziana a domicilio, la tele-cooperazione con le professioni”.

Cosa ne pensano i medici di famiglia?

Le opportunità offerte dalla telemedicina non sono esenti da rischi, il primo dei quali riguarda un profondo cambiamento del rapporto medico e paziente, con un approccio standardizzato che sembra distante dalla natura stessa della medicina di famiglia. Cosa ne pensano i medici?

“La telemedicina – spiega Aronica – va vista come una rete virtuosa, integrata al territorio e fortemente connessa ai servizi del territorio per una vera connected care, ove i MMG sono dotati di strumenti che permettano di seguire il 90% delle patologie dei propri pazienti che sono perlopiù patologie croniche, in modo integrato e digitale, lasciando le acuzie agli ospedali”.

“Sicuramente – aggiunge Paola Pedrini – come FIMMG siamo favorevoli allo sviluppo della telemedicina. Da tempo chiediamo l’implementazione di questo tipo di attività nei nostri studi. Certo la telemedicina da sola non può risolvere tutti i problemi. Lo studio del medico deve essere adeguatamente attrezzato per poter sfruttare queste nuove opportunità. In ogni caso non dobbiamo dimenticare che alla base della medicina di famiglia c’è il nostro rapporto fiduciario con il paziente. La visita a distanza non può quindi sostituire il contatto visivo. Si devono utilizzare queste tecnologie, ma stando attenti a mantenere un rapporto diretto e la fiducia dei pazienti”

Un punto cardine per arrivare a una reale applicazione della telemedicina è la formazione. “La formazione è fondamentale – conferma Pedrini – pensiamo solo al glossario della telemedicina. Termini come televisita, teleconsulto, telemonitoraggio, teleriabilitazione vengono utilizzati a volte anche in modo poco appropriato. Occorre che il medico e il MMG in particolare sia adeguatamente formato per affrontare queste nuove tematiche”.

Un’opportunità per acquisire le conoscenze fondamentali nel settore della telemedicina è offerta dal

“Corso base di telemedicina: cosa sapere, come comportarsi e che rischi prevenire”.

Si tratta di un corso di formazione a distanza (FAD) organizzato da ECOLE, ente formativo di Confindustria, in collaborazione con gli Ordini dei Medici di Milano e Bergamo, Fimmg, Snami e la rivista “Medico e paziente”. Il corso, articolato in 9 moduli, ha una durata complessiva di 7,30 ore, consente di acquisire 10 crediti ECM.

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Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.