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Le differenze di genere nei trattamenti oncologici

In un’epoca di medicina personalizzata e di precisione, il genere viene raramente preso in considerazione nella valutazione del rischio di sequele dei trattamenti terapeutici. Eppure i dati a riguardo sono sempre più consistenti: il sesso femminile, per esempio è associato a un maggior rischio di eventi avversi nella terapia citotossica in campo oncologico, mentre non sono ancora state condotte ricerche su immunoterapie e terapie mirate.

In un nuovo studio pubblicato sul “Journal of Clinical Oncology”, Joseph M. Unger del Fred Hutchinson Cancer Research Center a Seattle, negli Stati Uniti, e colleghi mostrano che, anche nel caso di queste terapie poco analizzate, le donne soffrono con maggiore frequenza di eventi avversi sia sintomatici sia ematologici.

Gli autori hanno considerato i dati di studi clinici di fase II e III condotti tra il 1980 e il 2019 nell’ambito dello SWOG Cancer Research Network. In totale, sono stati analizzati 23.296 pazienti (per il 37,9% donne), coinvolti in 202 studi, che hanno sperimentato 274.688 eventi avversi; 17.417 soggetti hanno ricevuto chemioterapia, 2.319 immunoterapia e 3.560 una terapia mirata. Complessivamente, il 64,6% (N =15.051) ha sperimentato uno o più AE gravi (grado 3).

Le donne hanno un rischio di eventi avversi aumentato del 34%

Dall’analisi statistica è emerso che le donne avevano un rischio aumentato del 34% di eventi avversi gravi rispetto agli uomini (odds ratio [OR]: 1,34; p <0,001). Se si guarda ai dati disaggregati per tipologia di terapia, si nota inoltre un rischio aumentato del 49% tra coloro che hanno ricevuto l’immunoterapia (OR: p <0,001). Le donne hanno sperimentato un rischio aumentato di gravi AE sintomatici in tutti i trattamenti, specialmente nell’immunoterapia (OR: 1,66; p <0,001). Le donne che hanno ricevuto chemioterapia o immunoterapia hanno sperimentato un aumento degli AE ematologici gravi, mentre non non sono state riscontrate differenze di sesso statisticamente significative nel rischio di AE non ematologici.

Secondo le conclusioni degli autori, dunque, la maggiore gravità degli eventi avversi sia sintomatici sia ematologici nelle donne sottoposte a diverse modalità di trattamento indica che esistono ampie differenze di genere, attribuibili alla farmacogenomica del metabolismo, alla dose totale ricevuta e/o all’aderenza alla terapia. Differenze di sesso particolarmente evidenti sono state osservate per i pazienti che hanno ricevuto l’immunoterapia, il che suggerisce l’urgenza di studiare gli eventi avversi associati a questi agenti.

 

Folco Claudi
Folco Claudi

Giornalista medico scientifico