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Long Covid e sintomi cardiologici: cos’è la sindrome PASC

L’acronimo PASC (post-acute sequelae of SARS-CoV-2 infection) secondo la definizione dell’American College of Cardiology (ACC) indica: “una costellazione di problemi di salute nuovi, ricorrenti o persistenti insorti 4 o più settimane dopo l’infezione da SARS-CoV-2”. L’ACC  ha pubblicato un documento di consenso sulla gestione dei pazienti guariti dal Covid-19 con sintomi cardiologi. Il documento contiene raccomandazioni per la diagnosi e la gestione di miocarditi, sequele cardiologiche della malattia acuta e ritorno alla pratica sportiva per gli atleti.

Gli esperti americani distinguono i pazienti con PASC in 2 gruppi: quelli con malattia cardiovascolare riconoscibile (PASC-malattia cardiovascolare [CVD]) e quelli con risultati degli esami che sono normali o insufficienti per spiegare completamente i sintomi riportati (sindrome PASC-cardiovascolare [CVS] ).

La definizione della PASC-CVD, nel documento dell’ACC, è la seguente:

un ampio gruppo di condizioni cardiovascolari che includono, ma non sono limitate a miocardite e altre forme di coinvolgimento miocardico, pericardite, ischemia miocardica di nuova insorgenza o in peggioramento, disfunzione microvascolare, cardiomiopatia non ischemica, tromboembolismo, sequele di malattie polmonari e aritmie”.

mentre la sindrome cardiovascolare PASC (PASC-CVS) include:

sintomi cardiovascolari di ampia portata, senza evidenza oggettiva di malattia cardiovascolare, registrati da test diagnostici standard. I sintomi più comuni includono intolleranza ortostatica, intolleranza all’esercizio, malessere post-sforzo, palpitazioni, dolore toracico e dispnea”.

Per i pazienti con sospetta PASC-CVD, secondo il documento del ACC, l’approccio iniziale include:

  • esami di laboratorio standard (incluso test della troponina);
  • un elettrocardiogramma (ECG);
  • un ecocardiogramma transtoracico;
  • un controllo del ritmo cardiaco  ambulatoriale;
  • imaging del torace (radiografia e/o tomografia computerizzata) e/o test di funzionalità polmonare.

Una visita cardiologica è consigliata per i pazienti con PASC che hanno:

  • risultati anormali dei test cardiaci;
  • malattia cardiovascolare nota con sintomi o segni nuovi o in peggioramento;
  • complicanze cardiache documentate durante l’infezione da SARS-CoV-2 e/o sintomi cardiopolmonari persistenti non altrimenti spiegati.

Per i pazienti con PASC-CVS con tachicardia, intolleranza all’esercizio/ortostatica e/o decondizionamento, il documento dell’ACC consiglia l’esercizio in posizione sdraiata o semi-sdraiata (ad es., canottaggio, nuoto o ciclismo), con passaggio all’esercizio in posizione eretta man mano che l’intolleranza ortostatica migliora. Anche la durata dell’esercizio dovrebbe essere inizialmente breve (5-10 minuti/giorno), con aumenti graduali man mano che la capacità funzionale migliora.

Infine, gli esperti dell’ACC ricordano che di considerare il carico di sale e liquidi nella dieta come un intervento non farmacologico che può fornire sollievo sintomatico a pazienti con tachicardia, palpitazioni e/o ipotensione ortostatica. Anche i beta-bloccanti, i calcio-antagonisti non diidropiridinici, l’ivabradina, il fludrocortisone e la midodrina possono essere usati empiricamente.

da JACC 2022, mod.

L’importanza di seguire un corretto iter diagnostico in presenza di sintomi cardiovascolari dopo il Covid è sottolineata anche dagli esperti italiani della Società Italiana di Cardiologia (Sic). Secondo Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto SIC e Ordinario di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli:

l’importante è non trascurare segni e sintomi cardiovascolari che compaiano e/o perdurino dopo 4 o più settimane dalla guarigione da Covid-19: il virus ha effetti negativi su cuore e vasi ed è essenziale individuare subito un’eventuale sofferenza cardiovascolare per poter intervenire al meglio”.

Ciro Indolfi, presidente Sic e Ordinario di Cardiologia all’Università Magna Graecia di Catanzaro, aggiunge:

Purtroppo sembra esistere una ‘spirale discendente’ nel long Covid, come l’hanno definita i colleghi americani: la fatica e la ridotta capacità di esercizio portano a una diminuzione dell’attività e del riposo a letto, che comportano a loro volta un peggioramento dei sintomi e una qualità di vita ridotta”.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.