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Melanoma, valutazione del rischio accelerata con la teledermatologia

  • Silvia Pogliaghi
  • Medicina

Il medico di famiglia fotografa un sospetto melanoma con lo smartphone, l’immagine arriva a uno specialista che, in tempo reale, assegna una categoria di rischio. Se l’immagine è classificata ad ‘alto rischio’, viene fissato, sempre in tempo reale, l’appuntamento per una visita specialistica. Il progetto di teledermatologia oncologica in corso all’ASL di Frosinone è un esempio di telemedicina applicabile alle cure primarie.

I più recenti dati sul melanoma di AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) dicono che nel 2020 le nuove diagnosi nel nostro paese sono state circa 14.900.  È il terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 50 anni, ed è in crescita. Secondo l’ISPLAD International-Italian Society of Plastic-Regenerative and Oncologic Dermatology casi di melanoma sono aumentati del 15% negli ultimi 10 anni.

Sergio Pillon, Coordinatore della Trasformazione Digitale dell’ASL di Frosinone, precisa:

teledermatologia oncologica non è un progetto pilota, ma un progetto scalabile, innovativo e territoriale, iniziato coinvolgendo alcuni medici di medicina generale e specialisti dell’area dell’Asl di Frosinone. È un progetto che nasce sostenibile perché ha bassissimi costi, le giuste competenze ed è in piena compatibilità con l’attività ordinaria del MMG.”

Il progetto nasce da un’idea condivisa, con Alessandro Greco specialista ambulatoriale di Dermatologia dell’Asl di Frosinone che si occupa anche di televulnologia (processo di guarigione delle piaghe da decubito con pazienti seguiti a distanza a supporto degli infermieri).

I MMG hanno a disposizione degli apparecchi che, connessi ad uno smartphone, trasformano lo smartphone stesso in un dermatoscopio. Spiega Pillon:

Il MMG con lo smartphone scatta una fotografia della lesione sospetta, che viene inserita nel sistema RIS PACS (archivio di immagini radiologiche) aziendale. Grazie ad un’interfaccia per il caricamento dell’immagine, comprensiva dei dati anagrafici del paziente, al dermatologo arriva, in tempo reale, l’informazione che è stata caricata una nuova immagine di un paziente e, sempre grazie al sistema RIS PACS, la può visionare e quindi valutarla, ed assegnarle una categoria di rischio, da 1 a 3 (basso rischio, medio e alto rischio). Quando ad un paziente viene categorizzata un’immagine come ad ‘alto rischio’, viene fissato, sempre in tempo reale, l’appuntamento; a questo punto, il MMG riceve automaticamente l’informazione con la richiesta di ricetta impegnativa dematerializzata. Con questo processo, si abbattono i tempi di attesa, da un mese a 3 giorni”.

La visita dermatologica in presenza potrà così confermare o meno la lesione sospetta e in tal caso, il dermatologo potrà effettuare, un approfondimento diagnostico con microscopia in epiluminescenza digitale con videoregistrazione e, in caso di diagnosi oncologica il dermatologo prende appuntamento con il chirurgo direttamente in modalità elettronica.

Le tutele legali e la sicurezza

Per quanto riguarda il rischio professionale Pillon evidenzia:

È da sottolineare che il medico che valuta l’immagine rivelata dal teledermatoscopio non rilascia una diagnosi di tumore, ma indica solo una classe di rischio. Anche i medici sono così tutelati, poiché tutto il percorso, così come sopra descritto, è stato definito in una delibera aziendale, che, sentiti i pareri dei data protection officer, del responsabile della privacy, dell’esperto di cybersecurity e dell’avvocato aziendale, limita la responsabilità all’Azienda. La collaborazione win win tra MMG e dermatologo è vantaggiosa nell’interesse del paziente. Anche il costo vivo degli strumenti che si applicano agli smartphone è di bassa entità (800 Euro). Il PNRR ne prevede infatti la dotazione negli studi del MMG, quindi per l’estensione del progetto i costi potranno essere coperti da questi fondi PNRR”.

Un modello per l’applicazione della telemedicina

“Tale progetto,  – conclude Sergio Pillon, – è un modello virtuoso che si vorrebbe portare in ogni ambito di innovazione digitale: lo specialista ‘illuminato’ avendo ben chiaro il percorso, immagina un percorso in digitale e si rivolge alla struttura aziendale che si occupa di trasformazione digitale, la quale attiva tutta la tecnologia a disposizione, come ad esempio la cartella clinica elettronica, il RIS PACS, etc.; in seguito, si attivano la direzione generale, la direzione amministrativa e la direzione sanitaria, ed a seguito della delibera, il nuovo servizio si concretizza.

Questo modello potrebbe diventare patrimonio comune delle molteplici ASL italiane purchè si creino le competenze digitali adeguate nelle direzioni sanitarie. La soluzione è l’alta formazione in master di secondo livello specifici, che mettano in condizioni i medici delle Asl di avere competenze di digital health.

Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.