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Obesita stigma

Obesità nei bambini, troppo spesso i genitori non la riconoscono

Un adolescente su quattro non si rende conto di essere obeso e un genitore su tre non riconosce l’obesità del proprio figlio. Sono questi i dati (preoccupanti) presentati da Novo Nordisk al Congresso Europeo sull’Obesità (ECO 2022), che si è svolto dal 4 al 7 maggio a Maastricht, nei Paesi Bassi.

Lo scenario emerge da ACTION TEENS, uno studio internazionale condotto in dieci paesi di diversi continenti, Italia inclusa. Lo studio che ha coinvolto 13.000 persone tra bambini e adolescenti con obesità, caregiver, e operatori sanitari, puntava a  identificare le percezioni, le attitudini, i comportamenti e gli ostacoli per la cura dell’obesità.

“L’obesità rappresenta una sfida irrisolta di salute pubblica, colpisce e condiziona la vita di troppi giovani, influenzando profondamente la loro salute. Lo studio ACTION TEENS ha analizzato le diverse potenziali barriere che ostacolano un’efficace lotta a questa malattia”, ha detto Stephen Gough, Senior vice president, Global Chief Medical Officer, Novo Nordisk

I rischi per gli adolescenti con una condizione di obesità sottovalutata

L’obesità pediatrica è una condizione da non sottovalutare. è stato accertato che il rischio di morte prematura triplica nei bambini con obesità rispetto ai normopeso.

Tuttavia, i genitori di bambini faticano a riconoscere questa condizione nei propri figli e spesso sottovalutano la gravità della malattia, convincendosi che si risolverà con la crescita. Un atteggiamento che espone il bambino al rischio di complicanze già in giovane età, con lo sviluppo di malattie croniche come problemi di salute mentale, disturbi cardiaci, diabete di tipo 2, nonché alcuni tumori e possibili problemi a scheletro e articolazioni.

I dati più recenti pongono l’Italia tra i paesi europei con i valori più elevati di sovrappeso e obesità nella popolazione in età scolare, con il 20,4% di bambini in sovrappeso, il 9,4% di bambini obesi, compresi i gravemente obesi che rappresentano il 2,4%. lo ricorda Claudio Maffeis, Past President della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, che aggiunge:

L’obesità è una malattia cronica che tende a recidivare e nel tempo può complicarsi con lo sviluppo di altre malattie, ma se trattata con serietà, tempo, dedizione e impegno si può curare”

Il peso psicologico dell’obesità sugli adolescenti

Vicki Mooney, uno degli autori dello studio, Direttore esecutivo dell’European Coalition for People living with Obesity (ECPO), sottolinea:

I risultati dello studio mostrano che, nonostante gli adolescenti vogliano perdere peso per migliorare la propria salute, in un caso su tre non riescono a parlarne direttamente con i genitori e spesso ricorrono all’uso dei social media per cercare aiuto. È difficile comprendere pienamente le pressioni quotidiane cui gli adolescenti in questa situazione sono soggetti, soprattutto perché due terzi di loro si sentono gli unici responsabili del perdere peso.”

Formare meglio gli operatori sanitari nella gestione dell’obesità

Dallo studio, infine, emerge la necessità di migliorare i percorsi di formazione di medici e operatori sanitari nella gestione e nella cura dell’obesità come malattia cronica. Secondo i dati raccolti risulta, infatti, che l’87% ritiene di non aver avuto una formazione adeguata su questa malattia. Jason Halford, Direttore della Scuola di psicologia dell’Università di Leeds e Presidente dell’Associazione europea per lo studio dell’obesità (EASO), ha dichiarato:

L’impatto dell’obesità sulla società e sui nostri sistemi sanitari non deve essere sottovalutato. C’è urgente bisogno che i governi e la società riconoscano e trattino l’obesità come una malattia cronica, in modo da offrire il giusto sostegno a tutti.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.