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Parkinson, il potenziale degli interventi nutrizionali

La malattia di Parkinson è al secondo posto tra le patologie croniche neurodegenerative più diffuse nel mondo. Oltre ai sintomi motori (rigidità, tremore, disturbi dell’equilibrio e altri) sono molto comuni nei pazienti parkinsoniani i sintomi gastrointestinali (stipsi, nausea, disfagia e altri). Negli ultimi anni la ricerca sta indagando a fondo sul possibile legame tra disfunzioni intestinali e malattia di Parkinson, arrivando anche a formulare nuove ipotesi sulla patogenesi della malattia. Si lavora sull’ipotesi che possa partire dall’intestino l’accumulo anomalo della proteina alfa-sinucleina, che si riscontra nei pazienti parkinsoniani.

Il rapporto tra intestino e cervello, il cosiddetto gut-brain axis, è anche il presupposto su cui si stanno testando interventi nutrizionali (con la dieta e/o supplementazione) a supporto della terapia di fondo per il Parkinson.

Probiotici e malattia di Parkinson

Su questa tematica ha fatto il punto Aletta D. Kraneveld dell’Utrecht Institute for Pharmaceutical Sciences, Università di Utrecht (Paesi Bassi), con una comunicazione nel corso della X edizione dell’International Yakult Symposium sul tema “Microbiota and Probiotics: Chances and Challenges!”, che si è svolto a Milano il 13 e 14 ottobre.

Secondo la professoressa Kraneveld:

vi è un’elevata necessità di terapie aggiuntive per il morbo di Parkinson che riducano i sintomi sia motori che non motori. Puntare all’asse intestino-sistema immunitario-cervello con interventi nutrizionali o/e composti farmaceutici può essere un nuovo approccio alla terapia aggiuntiva della malattia di Parkinson.”

Kraneveld ha ricordato che ci sono dati preclinici sul possibile impiego nel Parkinson di tecniche volte a migliorare l’equilibrio del microbiota intestinale, come trapianto fecale, terapie probiotiche e simbiotiche nel Parkinson. Inoltre, in modelli murini l’integrazione nutrizionale ha dimostrato di migliorare l’effetto della terapia orale con levodopa.

In un poster, presentato sempre alla decima edizione dell’International Yakult Symposium, un team di ricercatrici della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson e dell’Unità di nutrizione clinica dell’ASST-Gaetano Pini- CTO di Milano ha condotto un’analisi del microbiota di coppie di gemelli monozigoti nelle quali uno dei due fratelli ha contratto la malattia di Parkinson. L’obiettivo era riscontrare eventuali differenze nella composizione del microbiota tra il gemello parkinsoniano e quello senza malattia. Nelle conclusioni le autrici scrivono:

sono necessari ulteriori studi per comprendere il ruolo del microbiota intestinale nella patogenesi del morbo di Parkinson. Tuttavia, ci sono prove che un’assunzione regolare di probiotici può migliorare significativamente la consistenza delle feci e le abitudini intestinali nei malati di Parkinson. Il latte fermentato contenente probiotici può rappresentare un possibile aiuto facilmente accessibile per migliorare la stitichezza e disbiosi nei pazienti con malattia di Parkinson.”

L’ipotesi di Braak

Nel 2003 Heiko Braak, neuroanatomista dell’Università J.W. Goethe di Francoforte, in Germania, e colleghi hanno pubblicato sulla rivista Neurobiology of Aging i risultati di un’analisi post mortem di pazienti affetti da malattia di Parkinson. I corpi di Lewy, gli ammassi proteici che compaiono nelle malattie neurodegenerative, apparivano sia nel cervello sia nel sistema nervoso gastrointestinale. Da questo lavoro nasce l’ipotesi di Braak, ossia la teoria che i cambiamenti patologici nel Parkinson possano avere origine nell’intestino e arrivare poi nel cervello. Un processo che, secondo questa teoria,  si sviluppa secondo stadi prevedibili

Rappresentazione schematica dell’ipotesi di Braak. Prodotti microbici entrano in contatto con la mucosa nasale e/o neuroni enterici, che attivano l’aggregazione di alfa-sinucleina (1 e 2). L’aggregato di alfa-sinucleina si diffonde verso il sistema nervoso centrale attraverso il bulbo olfattivo e il nervo vago  (3 e 4). Infine, l’aggregato  di alfa-sinucleina arriva alla substantia nigra (5). È probabile che fattori genetici contribuiscano al Parkinson, ma l’esatto meccanismo resta da chiarire (6). Rietdijk et al, Frontiers in Neurology 2017, citato in Kraneveld A D, Parkinson’s disease – no guts no glory – the potential of food-based therapies, International Yakult Symposium, 2022

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.