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Aterosclerosi, il ruolo del microbiota nella formazione della placca

Le malattie cardiovascolari associate all’aterosclerosi (indicate dall’acronimo ASCVD Atherosclerotic cardiovascular disease) rimangono la principale causa di morte a livello globale. Le numerose ricerche volte a chiarire i meccanismi che favoriscono la formazione della placca aterosclerotica, negli ultimi anni hanno preso in considerazione anche il ruolo del microbiota intestinale.

Un nuovo studio di un team di ricercatori dell’Università di Montreal in Canada, da poco uscito sull’International Journal of Molecular Science evidenzia diversi meccanismi attraverso i quali i metaboliti prodotti dal microbiota intestinale possono interferire con i processi che portano nel tempo alla formazione della placca aterosclerotica.

Il microbiota contribuisce alla formazione della placca aterosclerotica e allo sviluppo di fattori di rischio

Il microbiota intestinale, scrivono i ricercatori canadesi, svolge funzioni chiave nell’incidenza di malattia aterosclerotica sia direttamente, contribuendo allo sviluppo dell’aterosclerosi, sia indirettamente attraverso l’incremento di fattori di rischio cardiovascolare.

I principali metaboliti collegati allo sviluppo di malattie cardiovascolari (o alla protezione dalle stesse) comprendono trimetilammina N-ossido (TMAO), acidi biliari secondari, lipopolisaccaridi (LPS), acidi grassi a catena corta (SCFA) e fenilacetilglutamina (PAGln) .

La Figura 1 mostra le principali vie metaboliche che coinvolgono il microbioma intestinale e che portano allo sviluppo e alla progressione della malattia cardiovascolare aterosclerotica.

 

Si tratta di uno scenario complesso, dal quale emergono alcuni elementi chiari, che possono chiare meglio come le abitudini alimentari dei paesi sviluppati, generalmente indicate con il termine dieta occidentale (western diet) possano favorire l’aterosclerosi.

L’aumento dell’assunzione con la dieta di fenilalanina, L-carnitina e colina (presenti soprattutto in carne, pesce e uova) determina un aumento della secrezione di trimetilammina (TMA) dall’intestino e del suo derivato trimetilammina-N-ossido TMAO dal fegato.

Diverse ricerche hanno evidenziato il ruolo di TMAO nella riduzione dei livelli di colesterolo lipoproteico ad alta densità (HDL-C) e nell’infiammazione vascolare. TMAO sembra contribuire allo sviluppo di ipertensione a causa dei suoi effetti protrombotici, proaterogenici e di prolungamento dell’attività dell’angiotensina-II.

Nella Figura 2 sono schematizzati i possibili meccanismi che collegano la trimetilammina N-ossido (TMAO) alla malattia cardiovascolare aterosclerotica.

Una dieta a basso contenuto di fibre è collegata a una minore concentrazione nel sangue di acidi grassi a catena corta (SCFA), in particolare butirrato.

Ciò può aggravare la disbiosi e l’infiammazione attraverso la produzione di tossine di origine batterica, che vanno ad alimentare il processo infiammatorio alla base di patologie come ipertensione, diabete, aterosclerosi. Gli SCFA possono abbassare la pressione sanguigna a causa dei loro effetti antinfiammatori e vasorilassanti.

Va aggiunto che nei pazienti ipertesi si riscontra una minore varietà e ricchezza microbica, con presenza ridotta di Lactobacillus e presenza maggiore di Klebsiella e Prevotella rispetto agli individui sani.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.