BPCO, maggiore consapevolezza e visite specialistiche in aumento
Secondo i risultati di un’indagine che ha interpellato 100 pneumologi italiani, il 41% degli intervistati hanno dichiarato che gli accessi in ambulatorio nel periodo post Covid sono aumentati e per il 46% degli specialisti il motivo è da ascrivere proprio ad una maggiore consapevolezza verso la malattia, mentre un altro 20% dice che a spingere il paziente dallo specialista è la paura delle complicanze.
L’indagine, realizzata da Doxa Pharma e commissionata da GSK, mette in luce anche significative differenze di genere. Le donne si preoccupano ai primi sintomi respiratori più degli uomini (41% contro l’11% degli uomini); sono più attente alla propria salute ( 62% vs 22%); alle prescrizioni e ai consigli del medico (39% vs21%). Queste differenze di comportamento corrisponde una storia di malattia inferiore: 9 anni in media per le donne rispetto a 12per gli uomini. Inoltre le donne con BPCO presentano una condizione e comorbidità meno gravi: disturbi dell’umore e osteoporosi, mentre gli uomini soffrono soprattutto di patologie cardiovascolari e di diabete.
I cambiamenti nel rapporto medico-paziente dopo la pandemia
Otto pneumologi su 10, interpellati nell’indagine, confermano che il Covid ha indotto un cambiamento nella gestione e nel trattamento dei pazienti con BPCO. I problemi maggiori sono. il follow up (57%); l’invio pazienti aallo specialista (42%); la diagnosi (28%). La maggior consapevolezza o l’apprensione ha di contro modificato il rapporto medico-paziente per il 40% degli intervistati. Paziente che in primo luogo chiede di essere rassicurato: lo dice il 23% dei clinici; si sottopone a controlli più di frequente (10%); anche attraverso la telemedicina (13%).
Assistenza: il nodo delle liste d’attesa
Per 6 pneumologi su 10 le note più negative arrivano dal patient journey. A fronte di una maggiore richiesta di esami diagnostici (18%), ci sono da registrare ancora tempi di attesa lunghi (38%) e difficoltà nell’accedere alla spirometria (18%). Ed è su questo che si registrano le richieste più sentite dai pazienti: riduzione delle liste d’attesa (42%), ripresa di un follow un adeguato (21%), diagnosi precoce (15%). Per gli specialisti la priorità è di aumentare il monitoraggio (35%), la spirometria prima di tutto, ma anche altri esami; ridurre i tempi di attesa per le visite (30%). Da evidenziare l’auspicio del 16% di un più ruolo più attivo del medico di medicina generale.
Su quello che è più urgente fare gli pneumologi sembrano d’accordo: il 79% ritiene che sia necessario strutturare una rete assistenziale che veda la stretta collaborazione della sanità territoriale con quella ospedaliera. La stessa percentuale, coerentemente, pensa che sia un bene ripensare la sanità del territorio e le relative modalità di presa in carico dei pazienti con BPCO. Uno su due guarda inoltre agli strumenti digitali e ad infrastrutture adeguate per poter dare supporto e risposte adeguate ai pazienti.