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Celiachia, cinque domande per valutare il rischio di atrofia dei villi persistente

Nelle persone con celiachia la presenza un’atrofia dei villi intestinali persistente (pVA), anche dopo l’adozione di una dieta senza glutine, è una condizione non infrequente, che viene diagnosticata con una biopsia di follow-up.

Un team internazionale di ricercatori ha pubblicato sulla rivista Gut un nuovo studio su pazienti con un’atrofia dei villi intestinali persistente, che mostra un rischio di complicanze della celiachia e di mortalità per tutte le cause superiore rispetto a coloro che recuperano la funzionalità intestinale con la dieta senza glutine.

Inoltre i ricercatori propongono un metodo di valutazione per individuare i pazienti a più alto rischio di atrofia dei villi persistente e inviarli a una biopsia di follow-up.

Il punteggio per definire il rischio di atrofia persistente dei villi

Il criterio di valutazione del rischio di danno intestinale persistente in un paziente celiaco, proposto in questo studio, tiene conto dell’età alla diagnosi, dei sintomi di presentazione della malattia, della risposta alla dieta senza glutine e dell’aderenza alla stessa. Da questi fattori si ricava un punteggio da uno a cinque. Viene attribuito un punto a un’età di 45 o più anni al momento della diagnosi, a una presentazione della malattia con i sintomi classici della celiachia (diarrea, perdita di peso e feci grasse) e a una risposta insufficiente alla dieta priva di glutine. Una scarsa aderenza alla dieta gluten-free vale invece due punti.

Se il punteggio è pari o inferiore a uno difficilmente ci sarà un danno intestinale persistente e tendenzialmente non è necessaria una biopsia di follow-up, mentre i pazienti con un punteggio da tre a cinque vanno considerati ad alto rischio di danno intestinale persistente e dovrebbero essere sottoposti una biopsia di follow-up. Infine, un punteggio pari a due indicherebbe un rischio intermedio e dovrebbe essere valutato caso per caso. Scrivono gli autori:

il nostro punteggio consente ai medici di identificare i pazienti a rischio più elevato anche in assenza di sintomi in corso”

Lo studio multicentrico sui pazienti con atrofia dei villi persistente

Nello studio  ricercatori hanno arruolato una coorte di pazienti con atrofia dei villi persistente, confermata con una biopsia di follow-up per valutare il rischio di complicanze e mortalità e poi una seconda coorte di pazienti celiaci per validare il punteggio proposto per la valutazione del rischio di danno intestinale persistente.

La prima coorte comprendeva 694 pazienti adulti con una diagnosi di celiachia effettuata presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri IRCCS dell’Università di Pavia, il Royal Hallamshire Hospital, Sheffield (UK) e il Beth Israel Deaconess di Boston (Usa), dal 2000 al 2020. Tutti i partecipanti avevano fatto biopsie di follow-up. Di questi, circa il 23% presentava danni intestinali persistenti. Tra quelli con danni persistenti, il 21% aveva complicazioni della celiachia. Quasi l’84% dei partecipanti allo studio seguiva una dieta priva di glutine. Circa il 34% presentava sintomi in corso.

La risposta clinica alla dieta priva di glutine è stata definita come il miglioramento o la fine dei sintomi e delle anomalie negli esami del sangue riscontrate al momento della diagnosi. Un’intervista con un dietista e la risposta ai questionari sulla dieta sono state utilizzate per determinare in che misura i partecipanti allo studio stavano seguendo la dieta priva di glutine.

Le complicanze della malattia celiaca sono state definite come condizioni addominali maligne e pre-maligne, inclusa la malattia celiaca refrattaria di tipo 1 e 2, la digiuno-ileite ulcerosa, i linfomi addominali e i carcinomi dell’intestino tenue.

In questo gruppo di pazienti il danno intestinale persistente è risultato associato a un aumento del rischio di complicanze (HR 9.53, IC 95% 4.77 – 19.04, p <0.001) e della mortalità (HR 2.93, IC 95% 1.43-6.02, p <0.01).

In seguito è stato arruolato un secondo gruppo di partecipanti con malattia celiaca che hanno subito biopsie di follow-up dal 2020 al 2022 per validare l’efficacia del punteggio proposto per quantificare il rischio di danno persistente.

Nel complesso, circa l’80% dei danni in corso è stato attribuito alla scarsa aderenza alla dieta priva di glutine, mentre il 20% è dovuto a complicazioni della celiachia. Scrivono gli autori:

La scarsa aderenza alla dieta priva di glutine è stato il predittore più significativo di danno intestinale in tutte le analisi dello studio. Ciò non sorprende e conferma che la scarsa aderenza alla dieta priva di glutine rappresenta un rischio di scarsi risultati nel trattamento della malattia celiaca. Ciò sottolinea l’importanza di seguire rigorosamente una dieta priva di glutine per i pazienti affetti da celiachia”.

In collaborazione con Dr. Schär

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.